Padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza, ricorda su L’Osservatore Romano Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, uccise sabato da un cecchino israeliano nel complesso della Sacra Famiglia. I funerali delle due donne si sono svolti in un clima di paura e tristezza.
Padre Romanelli, 54 anni, argentino, è da 4 anni il parroco dell’unica chiesa cattolica di Gaza: sotto la sua cura prima del 7 ottobre c’erano 135 cattolici. “Con la loro morte piangiamo la perdita di 24 persone”, specifica don Romanelli. Riportiamo la sua testimonianza integralmente.
Quanto successo sabato alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia di Gaza è terribile, come ha riferito il comunicato del Patriarcato latino di Gerusalemme, a cui appartiene la parrocchia: la nota riporta che «un cecchino dell’Idf ha ucciso due donne cristiane» all’interno del complesso, «dove la maggior parte delle famiglie cristiane sta trovando rifugio dall’inizio della guerra».
Si tratta di Nahida Khalil Anton e di Samar Kamal Anton, madre e figlia, «uccise a colpi di arma da fuoco mentre si dirigevano al convento delle suore. L’una è stato uccisa mentre cercava di portare in salvo l’altra». Altre sette persone sono state colpite e ferite. «Non era stato diramato alcun avvertimento, non è stata fornita alcuna notizia. Sono state uccise a sangue freddo all’interno dei locali della parrocchia, dove non ci sono guerriglieri», ha specificato il Patriarcato.
Nahida e Samar erano persone per bene, erano dei civili, come tutti quelli che si trovano nel complesso della chiesa, più di 600 persone. Nahida era mamma di 7 figli, la maggior parte di loro sposati, aveva più di 20 nipoti. Era la mamma della famiglia cattolica più numerosa della Striscia di Gaza. Alcuni dei suoi nipoti sono stati colpiti dall’attacco di sabato.
I cristiani di Gaza all’inizio della guerra erano 1017, i cattolici 135, adesso con la loro morte piangiamo la perdita di 24 persone, tra il bombardamento alla chiesa greco ortodossa, quanto è avvenuto sabato alla Sacra Famiglia, a cui si aggiungono coloro che sono morti perché non hanno potuto ricevere cure negli ospedali.
Samar era figlia di Nahida e di suo marito Kamal, che si trova ancora nella chiesa: era la cuoca della casa dei bambini disabili assistiti dalle suore di Madre Teresa e, come la madre, era sempre in parrocchia. Lo possiamo vedere dalle foto che abbiamo e che ci ricordano che partecipava alle attività, alle messe quotidiane, ai rosari. Nahida faceva parte anche del gruppo della Confraternita delle donne, il gruppo Sant’Anna. Erano sempre disponibili e discrete, molto amate dalla comunità, come tutta la loro famiglia. Chiediamo di pregare per loro e per la pace in tutta la Terra Santa, in Palestina e in Israele, invocando subito un cessate-il-fuoco, affinché si faccia un passo avanti verso la pace che tutti noi desideriamo.
Ripreso da L’Osservatore Romano
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