Chiesa Cattolica

Movimento cattolico per la pace: “Il riarmo è il contrario del dialogo”

L’anelito di pace e di solidarietà spinge il mondo cattolico a portare aiuti in Ucraina. E a  riportare in Italia famiglie in necessità. Il movimento cattolico per la pace sta “pensando alla Russia”. Si va costituendo un nuovo soggetto, “StoptheWarNow” Che intende raccogliere tante associazioni. Sono le sigle diverse, riferisce l’agenzia missionaria Fides che non si accontentano di manifestare contro la guerra. Ma che pensano ad azioni reali. A “invasioni pacifiche” che possano rispondere all’esigenza di chi vuole fermare il conflitto adesso. Don Tonio dell’Olio è una figura storica del movimento per la pace. Ed è il presidente di “Pro Civitate Christiana”. L’obiettivo dell’associazione di Assisi è offrire “accoglienza e opportunità. Linfa e respiro. Missione e servizio”.

Il dialogo come metodo

Don Dell’Olio è stato coordinatore nazionale di “Pax Christi”. E ricorda azioni storiche come il viaggio per la pace compiuto a Sarajevo da un’ampia delegazione guidata da don Tonino Bello (1935-1993). Ex vescovo di Molfetta dichiarato Venerabile, di cui è in corso il processo di beatificazione. Secondo don Dell’Olio la società civile in Italia e in Europa in questi anni ha fatto compiere un salto di qualità alla cultura della pace. E oggi si oppone a una logica della guerra “che passa dall’aumento in tutta Europa della spesa militare“. Perché ciò significa poi una “nuova corsa al riarmo”.  E’ “una cultura che si somma ad aspetti psicologici”. E che “prepara il terreno all’ennesima guerra. Che ormai non viene definita più col suo nome. Ma con camuffamenti semantici come “missione di pace” o “ingerenza umanitaria“.

La guerra si può evitare

“La società civile europea è stata in grado di cambiare alcuni paradigmi– osserva don Dell’Olio Gli aiuti e l’assistenza erano visti prima solo come un sostegno alle popolazioni. Come se un conflitto fosse pari a una catastrofe naturale. Un terremoto. O un’alluvione. La guerra invece si può evitare. E questo è possibile solo se si guarda al futuro. E si lavora perché cambi totalmente l’approccio verso i conflitti. Il dialogo invece delle bombe.

Giacomo Galeazzi

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