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Confessione 2.0: sperimentata “Confesor go”, un’App per rintracciare il prete più vicino

Può accadere, a volte, di sentire un impellente bisogno di scaricare la propria coscienza dal peso dei rimorsi. Difficile, tuttavia, rintracciare un sacerdote in grado di esercitare il sacramento della confessione, a meno di non conoscere perfettamente il luogo nel quale ci troviamo. Cosa fare, dunque, per facilitare la volontà di espiare i nostri peccati? Da oggi, in Spagna, basta “Confesor go”. Una semplice applicazione scaricabile per trovare, nelle immediate vicinanze, un presule con il quale confessarsi. Un sistema pratico e veloce, grazie al quale (come nelle intenzioni dei vescovi che hanno aderito all’iniziativa) stimolare i fedeli all’esercitazione di tale sacramento.

Un nuovo metodo di interpretare la religione in un’ottica 2.0 e, soprattutto, per toccare il più profondamente possibile la realtà sociale dei nostri giorni, in gran parte condizionata dall’utilizzo delle piattaforme web e, soprattutto, degli smartphone. Uno strumento, questo, senza dubbio utile ma che, in qualche modo, incide sulle nostre giornate in momenti e situazioni diverse. Da qui, probabilmente, l’idea di creare un’applicazione per inserire anche la componente cattolica nel regolare scorrere della nostra vita, ovviamente attraverso i mezzi più utilizzati.

Un’idea piuttosto semplice, eppure concepita con tutte le componenti necessarie alla migliore delle app: la ricerca del confessionale più vicino, infatti, avviene grazie a un meccanismo di geolocalizzazione avviato dall’accensione del gps sul proprio dispositivo. Una volta fatta questa operazione, sullo schermo dello smartphone apparirà il nome del sacerdote, accompagnato dai suoi dati anagrafici e dalla lista dei Dieci Comandamenti. L’applicazione è scaricabile anche su Itunes e disponibile su Playstore, risultando in tal modo utilizzabile da dispositivi android.

Per ora, il sistema di ricerca funziona solo nel territorio nel quale ha visto la luce: la Spagna. L’augurio, però, è che un eventuale successo di “Confesor go” possa aprire le porte anche ad altri Paesi, magari cominciando da quelli di lingua ispanica. Lo sviluppo di un’app così originale va a sottolineare l’importanza rivestita dalla tecnologia nel nostro modo di vivere e, di conseguenza, l’evoluzione del concetto religioso del sacramento in un’ottica moderna, disponibile in ogni momento. Non che, ovviamente, prima non fosse così. Ma di certo, la componente modale potrebbe davvero incidere sul desiderio delle persone di esercitare un sacramento troppo spesso lasciato da parte.

Damiano Mattana

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