Dalle parole ai fatti. Si è tenuta ieri a Norcia la prima riunione per il restauro della Basilica dedicata a San Benedetto. A guidare il lavoro è il prof. Antonio Paolucci, presidente della commissione ministeriale di indirizzo per il restauro della Basilica di Norcia, già direttore dei Musei Vaticani fino al luglio 2016. “Come riuscii a recuperare San Francesco riuscirò a farlo con San Benedetto”, promette Paolucci.
Rispetto al recupero della Basilica di Assisi dopo il sisma del 1997 (Paolucci guidò anche quel lavoro), oggi ritiene che l'intervento sia più complicato. “Si trattava infatti di consolidare e recuperare – ha spiegato – gli strappi provocati dal terremoto ma con obiettivi già delineati”. Ora però si parte. “È stata la riunione zero, la prima di una serie di che saranno determinanti per stabilire i confini e i paletti per l'incarico da affidare ai progettisti che a concorso forniranno le ipotesi di intervento”, ha detto all'Ansa, Paolucci, parlando della commissione. “Il lavoro che ci attende – ha aggiunto – è molto difficile e complesso, si tratta di un'operazione molto delicata e che può suscitare mille polemiche e dissensi, ma siamo chiamati a correre su questo sentiero stretto. Sono convinto che riusciremo nel compito”. Ha comunque sottolineato che per il momento non ci sono ancora “linee guida determinate”, ipotizzando che possano arrivare entro Natale. Paolucci ha spiegato che il problema cruciale è di trovare una sintesi tra coloro che auspicano una ricostruzione basta su ipotesi contemporanee e moderne e chi invece sostiene di ricostruire come era. “Il nodo – ha detto – è proprio questo è dobbiamo lavorare per dipanarlo. Personalmente mi auguro un intervento il più possibile 'discreto'“.
Sul tema è intervenuta anche Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria. “La basilica di San Benedetto è uno straordinario bene storico-artistico, ma è anche il simbolo della spiritualità di questa comunità e dell'Umbria tutta, così come San Benedetto lo è dell'Europa. Per questo, sulla sua ricostruzione c'è una attenzione molto particolare della città, e di tutti gli osservatori”. “L'esperienza di ricostruzione di questo patrimonio – ha sostenuto ancora Marini – potrà rappresentare per noi una esperienza di buone pratiche, di come si dovrà intervenire, con quali tecniche ricostruttive e quali materiali usare, al fine di recuperare e tutelare per le prossime generazioni beni che hanno secoli di storia e che sono stati pensati, progettati e realizzati in lontane epoche storiche e che ora dobbiamo restituire, più sicuri di prima, all'uso pubblico”.
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