Èin atto un tentativo di riportare in vita ideologie morte, ma in un modo più subdolo, senza citarle mai direttamente e sfruttando la rabbia della gente, utilizzandola per giustificare tutto, anche ciò che è ingiustificabile”. Così il sindaco di Castelfiorentino, denuncia su Facebook la comparsa di una svastica sul monumento che ricorda Aladino Bartaloni, giovane bracciante che finì in un rastrellamento nazista nel 1944 e morì impiccato per mano dei soldati tedeschi. Il simbolo è lo stesso comparso sulla lapide che ricorda la scorta di Aldo Moro a Roma.
Alessio Farloni, primo cittadino di Castelfiorentino, in un lungo post pubblicato sul suo account Facebook, denuncia lo sfregio alla memoria del ventenne ucciso dalla follia nazista. “Questa è la vergogna che oggi abbiamo trovato. E' una delle lapidi sulle quali portiamo le corone di alloro il 25 aprile, uno dei monumenti laici sui quali si fonda la nostra memoria e il nostro senso di coesione. Non è la prima volta che accade una cosa del genere nelle nostre zone in questo periodo; anzi, questa è solo l'ultima di una serie di sfregi con il segno del nazismo fatti a luoghi storici, simboli della cittadinanza, e istituzioni”. Poi l'attacco a quella fetta di politici che spacciano questi atti “per bravate, invocando il benaltrismo”; “attendiamo le solite dichiarazioni che minimizzano”.
“Personalmente, vi dico che invece lo capiamo bene, il tentativo in corso – afferma il primo cittadino -. Che è quello di riportare in vita ideologie morte, ma in un modo più subdolo, senza citarle mai direttamente e sfruttando la rabbia della gente, utilizzandola per giustificare tutto, anche ciò che è ingiustificabile”. Al contrario, prosegue, “Castello non giustifica questi attacchi alla sua storia. Non li tollereremo, perché questi sono sfregi espliciti alla nostra memoria, e ai nostri sentimenti più autentici. Quelli sui quali abbiamo costruito la nostra comunità”. E conclude: “Castello non giustifica, e non dimentica. E io, che sono il Sindaco di questo paese, lo dico agli autori di questa ferita, nel modo più limpido di cui sono capace. Non passerete. Mai“.
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