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Palermo, baby gang distrugge la scuola

La ludopatia, grave e taciuta piaga dei nostri giorni, causa dipendenza ed emulazione. Soprattutto nei giovani. Può apparire come un concetto lontano, ma non lo è per niente. E la vicenda di quattro 12enni di Villabate, in provincia di Palermo, lo testimonia. Il gruppo, con una serie di raid nello spazio di qualche setteimana, ha devastato completamente la succursale del liceo Danilo Dolci. “Sì, siamo stati noi a rompere i mobili della scuola, tutte e quattro le volte, volevamo imitare i protagonisti del videogioco Fortnite“. Il videogioco, pubblicato nell'estate 2018, che ha battuto tutti i precedenti recordo di incasso. Definto dagli esperti: uno sparatutto in terza persona. “Un fatto gravissimo – sostiene la procuratrice per i minorenni di Palermo, Maria Vittoria Randazzo – nessuno dei quattro ragazzini è penalmente perseguibile perché ha meno di 14 anni, ma abbiamo già attivato i servizi sociali perché inizino un percorso di recupero. Quanto hanno fatto questi dodicenni dovrebbe essere un campanello d'allarme per le famiglie”. Già, un seganale che troppo spesso arriva tardi, quando i nostri giovanissimi sono ormai totalemente assorbiti dai videogiochi e simili

Travestiti come i personaggi di Fortnite

A rendere la vicenda ancora più agghiacciante è il fatto che i quattro adolescenti, per compiere le loro bravate, si siano “trasformati” nei protagonisti del videogioco. Infatti andavano mascherati, armati di piccone e mimetizzati con scaldacollo e giubbotti, una messa in scena che consentiva loro sentirsi sempre più vicini ai quei (falsi) idoli. Particolari che inizialmente avevano tratto in inganno anche gli investigatori che non si spiegavano chi avesse potuto compiere un gesto simile. La logica faceva pensare infatti a studenti insoddisfatti dai voti o da una ramanzina di un professore. Nente di tutto ciò. Tutti i colpevoli sono stati portati in caserma. “E pensare che due dei ragazzi provengono da famiglie ” bene” che dovrebbero avere tutti gli strumenti per educare i ragazzi”. La verità è che alla fine l'unica cosa che conta è sì l'educazione, ma per fare la differenza bisogna che di qualità e costante nel periodo della crescita.  

Giuseppe China

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