Blasfemia a Buenos Aires, in Argentina. Le scorribande delle femministe, in occasione dell'8 marzo, hanno toccato un picco nella vetrina di un centro culturale presso una libreria della capitale: una statua della Madonna profanata con un fazzoletto verde, simbolo del movimento abortista, che nei mesi scorsi ha organizzato marce e mobilitazioni per chiedere al Parlamento (per ora invano) la legalizzazione dell'aborto.
Il fatto è stato denunciato da due donne, che lo hanno denunciato alla polizia per “incitamento alla violenza e discriminazione”. Le denuncianti ritengono l’atto un’“offesa religiosa e una violazione del primo diritto umano”. La profanazione di un simbolo religioso, con grave offesa nei confronti dei fedeli che lo venerano, rappresenta un episodio di intolleranza religiosa e può essere considerata un crimine in base alla legislazione vigente in Argentina. Secondo la pagina Facebook del centro culturale – come riporta Aleteia – la cosiddetta “opera” sarebbe stata esibita nella biblioteca per l’“esposizione femminista collettiva Para Todes, Tode [Plano de Luta], curata da Kekena Corvalan”. Il direttore della libreria – secondo quanto si legge su Aci Digital – si sarebbe scusato sostenendo che “sono stati gli impiegati a ‘imbavagliare’ l’immagine”. L'organizzazione pro-vita Marcha de los Escarpines, intervenuta sulla questione, ha però respinto al mittente le scuse: “Alla fine del pomeriggio era tutto uguale. Al di là delle promesse, nessuno ha agito per ritirare l’imamagine il giorno della festa della donna. Una vera offesa alla dignità femminile e alle nostre convinzioni”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Corporazione degli Avvocati Cattolici d'Argentina, per chiedere al Ministero della Giustizia di applicare una serie di misure amministrative contro il centro culturale e i responsabili dell'esibizione della statua. Oltre a chiedere interventi penali, gli avvocati chiedono scuse pubbliche alla comunità cattolica perché il gesto “costituisce un insulto per tutti i cristiani” che venerano Maria come “Madre di Gesù e nostra Madre”, “così come un attacco ai nostri sentimenti religiosi più profondi“.
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