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Le scuole vecchie? Sono più sicure delle nuove

Gli edifici scolastici italiani hanno un’età media di 52 anni, ben due terzi risalgono a più di 40 anni fa, e in gran parte non sono più adeguati alle esigenze del mondo della scuola. Lo rivela il Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli, pubblicato da Editori Laterza  presentato a Torino lo scorso 27 novembre e sugli scaffali delle librerie da gennaio.

Prefabbricati

Il Rapporto si fonda su analisi approfondite e inedite, a partire dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica del Miur, per fornire indicazioni di politiche in vista degli interventi necessari all’edilizia scolastica nei prossimi anni. Che sono a dir poco sconcertanti: circa 200 miliardi di euro è la stima ipotizzata per rimettere in sesto le scuole di tutto il Paese. Secondo i dati di Ecosistema Scuola, l’ indagine di Legambiente basata sui dati del Miur sulla qualità dell’ edilizia, quasi il 40% degli edifici ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria urgente, in oltre l’80% non sono state realizzate indagini per verificare la sicurezza dei solai, oltre il 60% degli istituti non dispone del certificato di agibilità e più del 76% delle amministrazioni non ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica.  Fin qui, qualcuno potrebbe pensare che non ci siano novità: che le scuole italiane siano insicure è esperienza quotidiana di genitori, alunni, insegnanti e figure scolastiche varie. Ma la cosa incredibile che evidenzia lo studio della Fondazione Agnelli, è che gli edifici scolastici messi peggio non sono quelli più vecchi, bensì quelli costruiti (relativamente) più recentemente. Questo è spiegato dal fatto che le scuole fabbricate prima del 1960 erano state costruite da un punto di vista strutturale meglio di quelle realizzate nel periodo del cosiddetto baby boom, tra il 1964 e il 1979, per lo più costituite da dei prefabbricati. “In quel periodo si è costruito in maniera mediocre sia per la progettazione che per la costruzione, basti pensare ai classici prefabbricati anni Sessanta. Poi – spiega il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto – nel 1975 tutto è cambiato grazie alle linee guida, tuttora in vigore, che hanno iniziato a prevedere determinati metri quadri per alunno, corridoi ampi e spazi esterni”. Nel rapporto si suggerisce un piano di dismissioni del patrimonio immobiliare scolastico – tenuto conto del calo demografico: entro il 2030 ci saranno oltre 1 milione di studenti in meno – dal quale ricavare risorse per migliorare le scuole che resteranno e renderle più sicure, belle, innovative e sostenibili. Finalmente.

Milena Castigli

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