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In Colombia primo “matrimonio” riconosciuto fra tre omosessuali

Quale potrebbe essere il nuovo fronte dopo le “unioni civili” tra persone dello stesso sesso? Evidentemente la poligamia. Anche tra omosessuali, ovvio. Sta infatti facendo il giro del mondo la notizia che arriva dalla Colombia, dove a Medellin, seconda città del Paese sudamericano, davanti a un notaio, sono stati ufficialmente riconosciuti marito e marito e marito tre gay. Si tratta di Manuel Bermudez, giornalista di 50 anni, Víctor Hugo Prada, attore di 22, e Alejandro Rodriguez, 36 anni, personal trainer. In realtà Bermudez non ha dichiarato la sua età perché, come ha dichiarato al giornale colombiano “Semana”, “ni a una mujer ni a una marica se le pregunta la edad”. Ovvero, non si chiede l’età né a una donna né a un gay (il termine in spagnolo è più esplicito e volgare, ndr). In realtà la “trieja“, neologismo con cui è stato definito il menage a tre (coppia in spagnolo si dice pareja), doveva essere una sorta di harem: un quarto componente, Alex, è infatti morto due anni fa per un tumore allo stomaco.

Alejandro e Manuel si erano “sposati”, prima coppia omosessuale in Colombia, nel 2000, un anno dopo essersi conosciuti, anche se la loro unione è stata legalizzata lo scorso anno. Poi si sono aggiunti i “compagni di cammino”. Fino al riconoscimento legale dell’unione “poliamorosa” attestata dal notaio lo scorso 8 giugno. In realtà esistono dei precedenti: nel 2015 furono tre ragazzi thailandesi a “sposarsi”, non per lo Stato, tuttavia, ma con rito buddhista. Situazione analoga in Brasile, dove l'”unione” fu celebrata, sempre davanti a un notaio, fra tre donne.

Casi che dimostrano come la volontà di scardinare la famiglia da parte delle lobby omosessuali sia sempre più forte e aggressiva. Con la scusa che l’amore non conosce confini, che ogni forma di amore può essere accettata, si superano limiti che sembravano insuperabili. Non tutto ciò che è possibile è lecito. Ci sono dei limiti morali alle pretese individuali come quella di voler definire famiglia l’unione tra persone dello stesso sesso mentre la famiglia ha tra le sue finalità la procreazione, impossibile tra gay (e lasciamo perdere l’aberrante pratica della maternità surrogata). Non si può mettere sullo stesso piano della famiglia un legame poligamico. Questa non è omofobia, non è moralismo di bassa lega, è puro e semplice buonsenso rispetto a posizioni ideologiche e a capricci soggettivi che pretendono di essere elevati al rango di norme generali. Con buona pace di quanti si stracceranno le vesti.

Andrea Acali

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