Bocciato

Clan nigeriano nel Nisseno, per il Pm promuoveva rituali tra gli affiliati

“L’organizzazione Ika Rima è un’articolazione di un gruppo nigeriano, considerato di tipo mafioso denominato Eiye. Fondata con l’intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica colonialista imperiale si è poi trasformata in un’organizzazione segreta e criminale. La particolarità è la ritualità, cioè ci sono dei riti per partecipare a questa associazione che ricordano quelli mafiosi, anche più coloriti. Con i flussi migratori iniziarono a stabilirsi all’estero e a fare proselitismo, replicando i riti, usanze e strutture gerarchiche proprie delle confraternite. A Caltanissetta l’organizzazione era finalizzata al solo traffico di stupefacenti“. Lo ha affermato il procuratore aggiunto Roberto Condorelli durante la conferenza stampa dell’operazione Ika Rima dei Carabinieri. Operazione coordinata dalla Dda della Procura nissena che ha portato all’arresto di 16 persone, di cui 14 nigeriani e 2 nisseni.

“Durante le riunioni dell’associazione venivano eseguiti canti rituali e gli affiliati venivano registrati in una sorta di libro mastro di colore verde – ha spiegato la pm Chiara Benfante – il tratto distintivo erano le adunanze tipiche dei membri dell’organizzazione che si fonda sul connubio tra ritualità e l’attività criminosa. Riunioni cicliche con soli uomini che cominciavano con l’appello da parte del chairman, il capo. Chi era presente veniva segnato sul libro mastro e a fianco al nome veniva riportata la quota versata. Chi arrivava in ritardo o non andava alle riunioni veniva sanzionato. Dopodiché cominciavano i riti per poi passare alla delineazione del programma criminoso. La componente liturgica consentiva di creare associazione”. Un’indagine difficile – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Baldassare Daidone – visto che in Nigeria esistono 14 differenti dialetti e la comprensione di questo tipo particolare, appartenente alla fascia subsahariana era di difficile comprensione anche per gli stessi nigeriani”. “Con evidenti difficoltà – ha detto il colonnello Daidone – siamo riusciti a trovare persone che potessero darci una mano per riuscire a decifrare tutto ciò che veniva detto in ambientale. Da quello che sappiamo noi, diversi di questi nigeriani sono prima entrati al Cara di Caltanissetta, dopo essere sbarcati sulle coste siciliane, e poi hanno trovato abitazioni a titolo gratuito o con canoni molto bassi nel centro storico nisseno e questo ha fatto sì che il gruppo si sia ben radicato”.

Mariangela Musolino

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