Si dichiaravano poveri, incapaci perfino di comprare i beni di prima necessità. Così il comune dava loro un sussidio destinato a bollette e libri scolastici. Ma quei soldi venivano spesi per pagare viaggi in camper e televisori al plasma, e a tradirli è stato proprio il social network su cui pubblicavano le foto dei loro acquisti. E’ successo a Sestu, un comune di 20 mila abitanti in provincia di Cagliari, dove un gruppo di “finti poveri” ha usufruito per anni dei sussidi di povertà delle classe pubbliche. A smascherarli sono state un gruppo di famiglie realmente in difficoltà, che li hanno segnalati all’Amministrazione locale.
Per prevenire ulteriori abusi, il comune sardo sta per siglare con la Guardia di Finanza una convenzione che autorizzi le Fiamme Gialle a reperire tutti i dati disponibili sui richiedenti sussidi e sgravi legati all’indigenza: i controlli effettuati dai servizi sociali, infatti, si sono rivelati insufficienti.
E’ l’ennesimo caso in cui “furbetti” si prendono gioco delle casse comunali, approfittando non solo della povertà falsamente reclamata, ma anche di tutti quei cittadini che, pagando le tasse, rendono disponibili fondi che in un periodo come questo rappresentano un’urgenza. E vista la grave recessione in cui sta cadendo progressivamente il Bel Paese, guerre tra poveri come queste non possono che emergere per la loro dubbia utilità.
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