Plastica, plastica, plastica… un intero Pianeta ricoperto di plastica. Non si tratta, purtroppo, della trama di un film di fantascienza, ma della situazione attuale della Terra, vale a dire di “casa” nostra.
E’ ormai risaputo che le materie plastiche hanno inquinato gli oceani, finendo sulle nostre tavole attraverso i pesci che le inghiottiscono. Ne è un esempio quella che tecnicamente viene definita “Pacific Trash Vortex” (Grande chiazza di immondizia del Pacifico) o più semplicemente “isola di plastica”: un enorme accumulo di spazzatura galleggiante situato nell’Oceano Pacifico la cui estensione si stima sia sui 700.000 km quadrati, vale a dire come la penisola Iberica.
Il problema della plastica è lo smaltimento. Infatti, anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, ovvero si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono; nondimeno, questi ultimi restano plastica e la loro biodegradazione resta comunque molto difficile. La fotodegradazione della plastica ha prodotto un vasto livello di inquinamento marino che va dalla Cina agli Stati Uniti, passando per l’Europa, senza tralasciare nessuna zona della Terra.
L’ultimo studio sull’inquinamento degli oceani – realizzato dalle università di New York a Fredonia e del Minnesota – ha evidenziato la presenza di microplastiche anche nel sale marino che viene usato comunemente in cucina.
Tramite diversi esperimenti, i ricercatori hanno rinvenuto la presenza di plastica in sale marino, birra e acqua potabile. Nello specifico, hanno analizzato 12 tipi di sale, tra cui 10 tipi di sale marino, arrivando a calcolare che ogni americano ingerisce in media 660 particelle di plastica ogni anno. E la cifra, rilevano, potrebbe essere superiore, poiché i dati delle autorità sanitarie mostrano che la stragrande maggioranza degli statunitensi consuma più sale di quanto raccomandato.
Stessi sconsolanti risultati sono stati raggiunti nei mesi scorsi da uno studio realizzato da scienziati inglesi, francesi e malesi, relativo a 17 tipi di sale prodotto in otto Paesi del mondo, dall’Australia all’Iran, dal Giappone al Portogallo. In Cina – la nazione più inquinata e inquinante del Pianeta – furono trovate microplastiche in 15 marchi di sale venduto nei supermercati già nel 2015. “La plastica è onnipresente – ha commentato Sherri Mason, a capo della nuova ricerca statunitense -: nell’aria, nell’acqua, nei pesci che mangiamo, nella birra che beviamo. E’ ovunque”. In definitiva, viviamo in un Pianeta di plastica.
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