Un 25 novembre accanto alle donne vittime della tratta di esseri umani e della prostituzione schiavizzata. Ieri, nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo, ha fatto visita alla struttura di pronta accoglienza per donne vittima di tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) su invito di don Aldo Buonaiuto, responsabile della struttura, parroco della Parrocchia Collegiata San Nicolò di Fabriano e fondatore di InTerris.it.
Erano inoltre presenti all’incontro voluto da don Aldo anche: l’assessore della Regione Marche con delega alle pari opportunità, Chiara Biondi, il commissario capo della Polizia di Fabriano, Angelo Sebastianelli; il commissario di Polizia di Fabriano, Gerarda La Sala, il capitano dei Carabinieri, Mirco Marcucci, il comandante della Guardia di Finanza di Fabriano, Gennaro Pietroluongo, la presidente di Confindustria Fabriano, Federica Capriotti e la segretaria regionale del Sindacato Medici Italiani (SMI), dottoressa Alessandra Moraca.
Don Aldo ha presentato la struttura, chiamata “Casa fra le Nuvole”, raccontando ai presenti come sia nata. Oltre venti anni fa, seguendo l’insegnamento del Servo di Dio don Oreste Benzi che ripeteva sempre “le cose belle prima si fanno e poi si pensano” , ha acquistato la casa (che ha poi donato all’Apg23) al fine di accogliere le ragazze che scappavano dalla strada. Oggi nella struttura vivono nove ragazze salvate dal mercimonio coatto. Il sacerdote ha spiegato come la struttura si sostenga esclusivamente grazie alla provvidenza.
Molto emozionante il momento in cui ha raccontato dell’incontro, avvenuto il 12 agosto 2016, fra Papa Francesco e le ragazze. In uno dei Venerdì della Misericordia, il Pontefice ha passato un intero pomeriggio con loro, ascoltando le loro storie, guardando le loro ferite, non solo fisiche, ma anche spirituali. Come un padre amorevole, ha ascoltato in silenzio, profondamente commosso. “Oggi vi chiedo perdono per tutti i cristiani, i cattolici, che hanno abusato di voi – ha detto Papa Francesco alle giovani donne presenti all’incontro -. Vi chiedo perdono perché non ho pregato abbastanza per voi, per questa schiavitù”.
Maria, una delle ragazze salvate dalla prostituzione schiavizzata grazie all’opera di don Buonaiuto, ha raccontato la sua storia, spiegando come sia stata ingannata per lasciare la sua famiglia in Nigeria. Le avevano promesso un lavoro onesto, invece l’hanno costretta – con minacce e percosse – a vendere il suo corpo. Con la voce incrinata dall’emozione, la giovane donna ha descritto quello che è stato il periodo più buio della sua vita. Fino all’incontro con don Aldo e l’Apg23. Passo dopo passo, dopo essere fuggita dai suoi aguzzini, ha ricominciato a vivere. Ora, ha un lavoro di cui va orgogliosa: è aiuto cuoco in un ristorante.
“Grazie dell’invito don Aldo. E’ la prima volta, da quando sono stata eletta sindaco di Fabriano, che visito questa struttura di pronta accoglienza per ragazze vittime di tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII”, ha esordito la sindaca di Fabriano Daniela Ghergo, dopo i saluti di don Buonaiuto e le testimonianze.
“Sono qui sia in veste di donna, sia in veste istituzionale. A volte, le istituzioni sono miopi, bloccate da una burocrazia spersonalizzata e poco lungimirante. Così non deve essere. Da oggi inizierà un percorso insieme per aiutare le donne vittime di tratta che sono ospiti in questa casa”.
“Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, venire qui e sentire le testimonianze di queste ragazze, vedere i loro volti, ascoltare le loro parole ancora piene di dolore è un grande insegnamento. Si comprende ad esempio il male che compiono alcuni (troppi) uomini su queste povere ragazze, troppo spesso ‘invisibili’. Ma si apprende anche che esistono realtà come questa casa: una eccellenza locale e un luogo di amore dove si può passare dall’inferno della strada e dello sfruttamento sessuale alla rinascita di una vita nuova, piena, autonoma. Qui le donne ex schiave riprendono in mano le fila della propria vita, dopo tante indicibili sofferenze. Vi ringrazio per quello che fate e ringrazio ciascuna delle donne qui accolte, perché ci avete donato la vostra storia”.
“Quello che avete dovuto subire sulla vostra pelle, la violenza e la schiavitù sessuale, è un’aberrazione disumana difficilmente declinabile a parole. Si può soltanto provare sdegno, rabbia, dolore per quello che gli sfruttatori vi hanno fatto”.
“Ma la vostra presenza qua testimonia che da quel male è possibile uscirne, scappare, rinascere. Grazie a questa struttura e alle persone che vi aiutano, a partire da don Aldo che vi ha strappate dalla strada ai tanti operatori e volontari che vi seguono con amore ogni giorno. E, infine, grazie a voi ragazze: al vostro coraggio, alla vostra forza d’animo nel ricostruirvi un futuro felice, forse per la prima volta in vita vostra. E per la vostra testimonianza che ci permette di avere consapevolezza della realtà nascosta dietro la prostituzione coatta. Facciamo parte della stessa comunità: io sono anche il vostro sindaco. Anzi: sono soprattutto il vostro sindaco!”.
Cosa ha provato nell’ascoltare le storie delle ragazze vittime di tratta?
“E’ stata un’emozione così profonda e intensa che è impossibile ricondurla ad una parola”, ha poi aggiunto a InTerris.it la sindaca Ghergo dopo l’incontro. “Mi ha colpito tantissimo la sofferenza che trapelava dalle ragazze nel raccontare la loro storia. Ricordare è per loro una grande sofferenza! Da donna, l’ho accolto come un dono da parte di altre donne. Come sindaco, la loro testimonianza mi dà le conoscenze per comprendere appieno la situazione e dunque per approntare gli strumenti necessari affinché queste situazioni vengano debellate”.
Presenti, oltre alla sindaca Ghergo, diversi rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine che sono intervenuti con un breve saluto. “Ho avuto la fortuna di conoscere l’opera della comunità Papa Giovanni XXIII anche in passato”, ha esordito Federica Capriotti, presidente del raggruppamento ambito territoriale comprensorio fabrianese di Confindustria. “Da educatrice scout, infatti, feci servizio proprio in una casa d’accoglienza a Rimini. Nonostante conosca bene questa realtà, è stato molto emozionante ascoltare le vostre testimonianze. Grazie tante!”.
“Caro don Aldo, è un po’ di anni che ci conosciamo. Come capitano dei Carabinieri posso confermare i racconti terribili di queste ragazze vittime di tratta”, ha raccontato il capitano Mirco Marcucci, Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Fabriano. “Venti anni fa, quando lavoravo in un reparto che indagava sulla tratta di esseri umani, ascoltavo le telefonate di queste donne. Ricordo la sofferenza delle vittime e la complessità del quadro che al tempo non riuscivamo a comprendere appieno, in tutte le sue sfumature di violenze e ricatti. Per questo ci rivolgemmo a te, don Aldo, che già accoglievi donne in fuga dalla schiavitù sessuale. Quello che voi fate in questa struttura è magnifico! Siete dei grandi. Potrete sempre contare sul massimo appoggio dell’Arma dei Carabinieri di Fabriano”.
“Grazie don Aldo per avermi invitata in questa casa proprio nella giornata Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne”, ha esordito Gerarda La Sala, Commissario di Polizia di Fabriano. “In questa occasione voglio ricordare anche l’impegno della Polizia di Stato e delle Forze dell’Ordine tutte nel combattere il grave fenomeno della violenza sulle donne, in tutte le sue forme, anche quella dello sfruttamento sessuale. Grazie inoltre per avermi dato la possibilità di toccare con mano la sofferenza delle donne vittime della tratta di esseri umani. Oggi posso soltanto ribadire, come donna e come poliziotta, il mio personale impegno e della Polizia di Stato per fare sempre di più nel combattere questo terribile crimine”.
“Grazie anche da parte mia per l’invito. Non è la prima volta che vengo in questa casa di accoglienza. Ma ogni volta che ascolto le testimonianze di queste giovani donne, mi emoziono molto”, ha aggiunto Chiara Biondi, assessore alla Cultura e all’Istruzione della Regione Marche con delega alle pari opportunità. “Da donna, ascoltare le sofferenze che hanno dovuto patire queste ragazze non è facile. Credo che un ruolo fondamentale nella società lo giochi l’istruzione. Credo sia importante cercare, sin dai primi anni di scuola, di educare i bambini, specie i maschi, al rispetto nei confronti delle donne. E’ mia intenzione, in veste di assessore alla Cultura e all’Istruzione della Regione Marche, di portare avanti questo tema con le istituzioni scolastiche”.
“Grazie don Aldo; ma soprattutto grazie a tutte le donne qui presenti”, ha detto la dottoressa Alessandra Moraca, segretaria regionale Sindacato Medici Italiani (SMI). “Oggi mi avete permesso di poter vivere una giornata contro la violenza sulle donne davvero particolare. Anzi, la più significativa di tutte quelle passate. Proprio perché da madre, da donna, da medico, è fondamentale ascoltare l’esperienza di ciascuna di voi. Ma la vostra storia non deve restare mera informazione. Tutti noi, a partire dalle istituzioni nelle quali operiamo, devono starvi vicine dobbiamo supportare fattivamente il vostro cammino. Anche dal punto di vista della salute fisica. Affinché da questa casa, dove entra violenza e sofferenza, esca serenità e una vita nuova per tutti voi”.
“Riprendendo le parole del Capitano dei Carabinieri, anche io sono stato molto spesso a contatto con le donne vittime di tratta e prostituzione”, ha concluso Angelo Sebastianelli, commissario capo della Polizia di Fabriano. “Possiamo approfittare oggi di don Aldo e della sua lunga esperienza per poter pensare ad un futuro migliore. Che, a mio parere, dovrebbe prevedere due cose. La prima: che nei processi relativi allo sfruttamento della prostituzione le donne vengano considerate ‘parti offese’. Cosa che attualmente non avviene. Secondo: che si preveda la costituzione di parte civile delle associazioni che si occupano, come la Comunità Papa Giovanni XXIII, delle vittime della tratta contro gli sfruttatori, al fine di ricevere un risarcimento che possa lenire i danni della schiavitù”.
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