Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato una dichiarazione per il quarantennale dell’uccisione, avvenuta il 25 gennaio 1983, del magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto ucciso a 41 anni dalla mafia a Valderice, in provincia di Trapani, per le sue indagini sul traffico di stupefacenti.
Nel 1995, grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – ricostruisce Libera – vengono individuati un diverso movente e altri responsabili. A richiedere la morte del magistrato sarebbe stato Totò Riina. Il motivo era da ricercare, tra l’altro, nell’offesa che il giudice avrebbe osato arrecare al boss, emettendo un mandato di arresto nei confronti dell’anziano zio dello stesso, Giacomo Riina, contabile di una nota impresa di materassi.
Fastidi, questi, probabilmente destinati ad aumentare con l’imminente trasferimento del magistrato in Toscana, dove zio e boss avevano forti interessi economici e criminali. Il 12 giugno 1998 la Corte d’assise di Caltanissetta dichiarerà responsabili dell’omicidio Totò Riina (ritenuto il mandante dell’omicidio) e Mariano Agate (considerato l’esecutore materiale).
La sentenza di condanna nei confronti di Riina e Agate verrà confermata il 20 maggio del 2000 dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Dopo 13 anni dall’omicidio del magistrato, la Corte di cassazione scriverà la pagina definitiva della vicenda processuale confermando la sentenza di appello della Corte di assise di appello Caltanissetta del 20 maggio 2000.
“Nella notte del 25 gennaio 1983 il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto veniva ucciso dalla mafia mentre stava facendo rientro nella sua abitazione di Valderice. Profondo conoscitore dei fenomeni mafiosi e precursore di metodi di indagine innovativi, con il suo coraggioso operato è un esempio nell’espletamento della funzione giurisdizionale”, ricorda Mattarella.
“Le sue qualità umane e professionali contraddistinsero il suo rigoroso impegno nella ferma lotta alla criminalità organizzata. La sua statura morale rappresenta uno stimolo permanente per la riaffermazione del valore della legalità nelle istituzioni e nella società”.
“Nel quarantesimo anniversario dell’agguato in cui perse la vita, desidero far giungere i sentimenti di partecipazione e vicinanza della Repubblica ai suoi familiari, ai colleghi e quanti lo hanno conosciuto e stimato”.
Fonte: Ansa
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