Siamo da poco entrati nella fase 2 e già stanno arrivando le prime conferme ai dubbi di quanti avevano la sensazione che l’impatto del coronavirus fosse ben più esteso di quello che i resoconti ufficiali hanno riportato per settimane. A supporto di questi tragici sospetti, l’Istat in questi giorni sta riportando dati e statistiche inequivocabili.
Districarsi fra grafici e medie varie ponderate non è lettura agevole, ma ne emerge che in linea di massima sono due i fattori che descrivono l’incidenza del virus killer. Il primo fattore è la percentuale dei decessi fra periodi correlati (2020-2019) che dimostra che quest’anno c’è stato un aumento delle morti molto significativo (circa il 50%). L’altro fattore è l’età media dei decessi, sempre riferita ad analoghi periodi (2019-2020) e rappresenta l’impatto qualitativo del Covid-19 che ha abbassato la speranza di vita della popolazione (nel 2019, 81 anni per genere maschile e 85 per quello femminile) e adesso è sotto gli 80 anni per l’uomo e gli 84 per la donna. Si è perso, quindi, al momento, circa 1 anno di speranza di vita, nei primi 4 mesi dell’anno in Italia. Una triste conta che non deve lasciare indifferenti sotto dell’osservanza delle misure di prevenzione e della responsabilità individuali e collettive in questa fase di riaperture delle attività economiche.
Una triste conta che deve costituire la principale ragione per proseguire con le misure di prevenzione e di responsabilità individuale e collettiva in questa fase di riaperture. Sono “poco attendibili” i dati della Protezione Civile sui decessi da Covid-19, ribadisce il rapporto Inps secondo il quale sono 47.000 in più, rispetto alla media, le morti registrate in Italia fra marzo e aprile 2020: “la quantificazione dei decessi per Covid-19 condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus”. La stima dell’Inps è in linea con quella elaborata dall’Istat con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Dello stesso avviso, riferisce Skytg24, anche gli esperti di statistica, che da tempo rilevavano come i decessi dichiarati fossero sottostimati.
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