“Ho due messaggi. Il primo è per la popolazione italiana: state a casa, per favore! Il secondo è per chiunque voglia aiutarci: abbiamo un bisogno disperato di infermieri e medici, ventilatori e dispositivi di protezione”. Il direttore del Dipartimento di Medicina dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Stefano Fagiuoli, usa il video per rivolgersi a tutti. Decide di metterci la faccia e lo fa in inglese, perché il suo messaggio possa raggiungere il più alto numero di persone. Il suo è il volto della sanità italiana che è a un punto di non ritorno, una rete coordinata di medici, infermieri, operatori socio-sanitari che rischia di strapparsi per i turni di lavoro estenuanti e uno stato d’emergenza che fatica a placarsi.
Si allunga drammaticamente la lista dei medici deceduti a causa del coronavirus. Secondo quanto riferisce la Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ve ne sarebbero altri cinque. Sale così a 13 il tragico bilancio dei camici bianchi. Per questo, la pagina ufficiale della Fnomceo ha messo il nastro nero in segno di lutto. I medici deceduti, a cui va tutta l’ammirazione per l’impegno indefesso speso fino all’atto estremo, sono:Roberto Stella, Giuseppe Lanati, Giuseppe Borghi, Raffaele Giura, Carlo Zavaritt, Luigi Frusciante, Mario Giovita, Luigi Ablondi, Ivano Vezzulli, Massimo Borghese, Marcello Natali, Antonino Buttafuoco, Giuseppe Finzi.
Questa mattina il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha ribadito l’urgenza di avere medici, una corsa contro il tempo finora nemmeno superata dalle chiamate fatte a pensionati e specializzandi. “Oggi certamente parlerò al presidente del Consiglio per capire cosa si possa fare nel più breve tempo possibile” ha detto il governatore Fontana, anticipando la possibilità dell’adozione di misure più rigide per limitare la mobilità – a detta della delegazione cinese – “ancora molto alta” della popolazione locale. Era stato lo stesso governatore a esprimere preoccupazione per un sistema che rischia di cedere: “Sono preoccupato dal fatto che prima o poi anche loro possano cedere fisicamente e psicologicamente e se cedono loro sarebbero un disastro” ha detto questa mattina in conferenza stampa.
Ma l’impegno di tutti vira anche verso la comunicazione. Perché, come rilevano in tanti, sono ancora tante, “troppe” le persone in giro. Per questo, la Procura di Milano ribadisce che le violazioni delle norme sul Coronavirus sono reati. Per questo come riporta l’Ansa, “ogni denuncia per ‘inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità’, a carico di coloro che vanno in giro in città senza un comprovato motivo, sarà valutata, caso per caso, e in caso di dolo, o anche solo di colpa, si infliggerà un decreto penale di condanna, che resta come un precedente penale. Così intende muoversi, da quanto si è saputo, la Procura di Milano nei confronti di chi viola le norme sull’emergenza Coronavirus”.
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