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Il Papa: “I miti? Non sono fiacchi, sono fatti per il Cielo”

Il mite non è un 'fiacco' che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi. Tutt'altro! È una persona che ha ricevuto un'eredità e non la vuole disperdere”. Nell'udienza generale di questa mattina, Papa Francesco ha meditato sulla terza delle otto Beatitutidini che si ritrovano nel Vangelo di Matteo: Beati i miti perché avranno in eredità la terra (Mt 5,5). 

 

Udienza generale di Papa Francesco, 19 febbraio 2020 – Video © TV2000 / Vatican News

Ereditare la terra

Ma di quale terra si tratta? La catechesi del Santo Padre verte sul ribaltamento del significato di terra, da non intendere come “possesso” terreno in senso stretto. Per spiegarlo, egli parte dal Salmo 37 da cui Matteo attinge: “Nel Salmo che abbiamo ascoltato all'inizio della catechesi […] si mettono in relazione la mitezza e il possesso della terra. Queste due cose, a pensarci bene, sembrano incompatibili. Infatti il possesso della terra è l'ambito tipico del conflitto – puntualizza Francesco -: si combatte spesso per un territorio, per ottenere l'egemonia su una certa zona. Nelle guerre il più forte prevale e conquista altre terre. Ma guardiamo bene il verbo usato per indicare il possesso dei miti: essi non conquistano la terra, la 'ereditano'“. La meditazione del Papa sottolinea l'associazione fra terra ed eredità, parola che nelle Sacre Scritture è strettamente collegata alla Terra Promessa: “Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di qualcosa di molto più grande e più profondo di un semplice territorio. C'è una 'terra' che è il Cielo, cioè la terra verso cui noi camminiamo: i nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo” spiega. 

Forti nella mitezza

La persona mite, dunque, punta ad ereditare la Terra, non a possedere la “piccola terra”. Il Pontefice ricorda che l'essere mansueti non è, dunque, sinonimo di debolezza, ma al contrario segno della forza di uno sguardo che punta in alto: ” La mitezza […] conquista tante cose. La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro, perché le persone si adirano ma poi si calmano, ci ripensano e tornano sui loro passi, e si può ricostruire”. La terra, allora, assume un significato spirituale, perché diventa il cuore dell'altro: “Non c’è terra più bella del cuore altrui, non c'è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. Quella è la terra da ereditare!” sottolinea Papa Francesco

No all'ira

Il Pontefice mette, però, in guarda dal suo opposto: il peccato dell'ira, che nella sua furia distrugge e demolisce i rapporti, mina la serenità con strepiti e vociare: “Un moto violento di cui tutti conosciamo l'impulso. Dobbiamo rovesciare la beatitudine e farci una domanda: quante cose abbiamo distrutto con l'ira? Quante cose abbiamo perso? Un momento di collera può distruggere tante cose; si perde il controllo e non si valuta ciò che veramente è importante, e si può rovinare il rapporto con un fratello, talvolta senza rimedio”. Per questo, il Pontefice invita a ripartire anche dalle nostre cadute fatte di collera. Solo così si può riassettare il nostro essere verso la Terra Promessa che ci attende nell'Alto dei Cieli.

Marco Grieco

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