Nelle province di Salerno, Brescia, Napoli, Caserta, Cosenza e Taranto, GdF di Salerno e Taranto e Carabinieri di Salerno hanno eseguito stamani all’alba misure cautelari per 45 persone, indagate per associazione per delinquere con aggravante del metodo mafioso finalizzata a commissione di delitti contro il patrimonio, come frodi in materia di accise e Iva sui carburanti.
Altre 71 persone sono state denunciate. Accertata l’infiltrazione dei clan di Camorra dei Casalesi e dei Cicala nel mercato degli idrocarburi nei territori del Vallo di Diano e del Tarantino.
L’integrazione delle mafie nel mercato delle imprese è un processo emerso da tempo nelle più importanti indagini sulla criminalità organizzata, tanto che ormai è divenuto sistematico e globale il riciclaggio di denaro, frutto di traffici illeciti, non solo nella economia legale per “ripulirlo”, ma anche nell’economia criminale per produrre ulteriori proventi illeciti, in questo caso attraverso frodi fiscali nel settore degli oli minerali.
Le frodi nel settore degli oli minerali sono sempre più spesso oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica, soprattutto per gli importi milionari sottratti a tassazione. Tuttavia, specificano i finanzieri, quest’ultimo sembrava finora un campo criminale riservato a “specialisti” delle cartiere e delle frodi carosello, non necessariamente legati a clan della criminalità organizzata. Ne è derivata una nefasta sinergia tra mafie e colletti bianchi, senza l’apporto dei quali le prime ben difficilmente avrebbero potuto far fruttare al massimo quel tipo di frodi fiscali.
Quella di oggi è la seconda operazione in questo ambito in pochi giorni. Lo scorso 8 aprile si è conclusa l’operazione PETROL-MAFIE SPA che rappresenta l’epilogo di indagini condotte su una duplice direttrice investigativa dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Napoli, Roma, Reggio Calabria e Catanzaro – con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e di Eurojust – che hanno fatto emergere la gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome.
Sempre contro il clan dei Casalesi, lo scorso gennaio i finanzieri del comando provinciale di Firenze e dello Scico, nell’operazione “Minerva” coordinata dalla Dda di Firenze, avevano dato esecuzione a un provvedimento del gip di Firenze che aveva disposto 34 misure cautelari per altrettante persone accusate di essere legate al clan di camorra, una delle più potenti organizzazioni criminali al mondo, originario di San Cipriano d’Aversa (Napoli). Gli indagati avrebbero agito in Toscana sia con società operanti in prevalenza nell’edilizia sia con investimenti nel settore immobiliare. In quell’occasione, vennero sequestrati 8 milioni di beni.
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