Unicef e Unfpa lanciano un appello: stop alla mutilazione genitale femminile

Il numero delle donne mutilate sessualmente in tutto il mondo sfiora i 125 milioni e in alcuni paesi africani e del Medio Oriente è il 90% la popolazione femminile ad esserne vittima. In occasione della mobilitazione internazionale contro questo fenomeno, l’Unicef in collaborazione con l’Unfpa ed altre associazioni “chedono a tutti gli operatori sanitare – dalle ostretiche, alle infermieri ai ginecologi – di schierarsi contro questa tremenda e così dannosa pratica”.

Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili però riguarda anche gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e lEuropa. Solo nel nostro continente sarebbero 500 mila le persone che subiscono questa violenza che ha radici in una antica credenza secondo cui tale pratica segnerebbe il passaggio da ragazza a donna, un requisito fondamentale per il matrimonio.

“Innanzitutto – continua l’appello congiunto – chiediamo a tutti gli operatori sanitari di abbandonare la pratica della Mgf, e di usare la propria influenza non solo nelle comunità in cui lavorano, ma anche con i loro colleghi per accelerare la fine del fenomeno. Inoltre, chiediamo loro di proteggere la salute sessuale e riproduttiva di tutte coloro che hanno già subito mutilazioni. Sappiamo che gli operatori sanitari non possono fare tutto questo da soli, e le nostre organizzazioni sono intenzionate a supportare gli impegni per garantire allo staff le competenze e le informazioni di cui hanno bisogno per velocizzare l’abbandono delle Mgf e curare le complicazioni causate da questa pratica”.

La lotta contro questo tipo di prassi ha alle spalle una lunga campagna di sensibilizzazione che comincia a portare i suoi frutti soprattutto tra le donne che iniziano in prima persona ad opporsi a questa tradizione arrivando ad interpellare le autorità giudiziarie.