UN CLICK PER ABORTIRE

Sabina, ruta, tanaceto, segale cornuta. In tempi antichi erano queste le sostanze a cui ricorrevano levatrici spesso autodidatte per indurre un aborto. Si trattava di metodi tutt’altro che di sicura efficacia ed estremamente pericolosi non solo per la salute del feto, ma anche per quella della donna.

Oggi i tempi – almeno in Occidente – sono cambiati, non c’è più bisogno di raccogliere piante per praticare un’interruzione di gravidanza tra le mura domestiche. Basta disporre di un pc, collegarsi su internet, accedere ad uno dei numerosi siti che vendono le pillole abortive ed acquistarne una confezione con un semplice click.

L’allarme in Regno Unito

In Regno Unito è stato lanciato un allarme per il crescente numero di donne che ricorrono a questa soluzione. Il fenomeno – chiamato do-it-yourself abortion (aborto fai-da-te) o bedroom abortion (aborto nel letto di casa) – è venuto a galla anche a seguito dell’Operazione Pangea, che un anno fa ha visto coinvolte le polizie di 193 Paesi del mondo per intercettare il mercato di farmaci contraffatti o illegali.

Solo Oltremanica sono stati sequestrati 375 kit abortivi spediti da vari siti ad abitazioni private in Inghilterra, Galles e Scozia. Un vero e proprio boom nell’ultimo anno, se si considera che nel 2015 i sequestri erano stati duecentosettanta, nel 2014 centottanta e nel 2013 appena cinque.

Il rischio che corrono le donne britanniche che acquistano questo tipo di farmaci on line è di finire dietro le sbarre. È infatti una pratica illegale perché fa eludere alla donna incinta sia la prescrizione medica sia il colloquio in un consultorio pubblico.

In Inghilterra sono finora due le acquirenti di pillole abortive on line arrestate, nel 2012 e nel 2015. Si tratta di giovani ignare dei rischi sanitari e legali del loro gesto, persuase dall’accattivante pubblicità dei siti che sfruttano questo mercato.

Il quotidiano britannico Indipendent ha proposto una rassegna di commenti apparsi su un forum da parte di donne che spiegano le ragioni per cui hanno deciso di optare per un aborto fai-da-te acquistando le pillole on line. “Per me è impossibile recarmi in una clinica, perché ho una figlia disabile, non posso lasciarla sola e non ho nessuno a cui affidarla”, scrive una madre incinta desiderosa di interrompere la gravidanza. Un’altra spiega che preferisce fare tutto da sola anziché rivolgersi a una clinica, per evitare il giudizio del proprio compagno e dei genitori.

Queste giovani non fanno però i conti con i pericoli che il loro gesto prelude. Una ventunenne indiana racconta l’incubo vissuto dopo aver acquistato su internet e ingerito la pillola di mifepristone (Ru-486): “Ho avuto contrazioni per oltre dieci ore, sudavo, urlavo e sanguinavo abbondantemente”.

Anche in Italia

I supermercati virtuali dell’interruzione di gravidanza sono sbarcati anche in Italia. Il velo su questo fenomeno è stato tolto nel 2013 dalla Procura di Genova, che ha avviato tre inchieste parallele. Un paio d’anni dopo, nel 2015, il fascicolo si è arricchito con la testimonianza di una diciassettenne ligure, ricoverata in ospedale per alcuni anomali e prolungati sanguinamenti. La giovane non ha voluto spiegare ai medici la verità, emersa però a seguito di un’ecografia: dopo aver ingerito nove compresse di un farmaco per curare l’ulcera, il suo utero si era contratto fino a collassare in una lenta emorragia interna. La liceale è stata salvata per un nonnulla.

Il farmaco in questione è composto da micropostolo che, se assunto in dosi massicce, provoca il distaccamento del feto dalla placenta e quindi la sua espulsione. Questo farmaco è balzato ancora alle cronache in altre occasioni, usato sempre per aborti, dunque per uno scopo diverso dalla sua funzione originaria.

Ma fiorente in rete è anche il mercato della Ru486, che scavalca così consultori, ginecologi, assistenza psicologica e medica. Non che questa pillola abortiva sia sicura. Nell’aprile 2014 una trentasettenne di Torino è morta dopo averne assunta una. Secondo un dossier ripreso dal quotidiano La Stampa, al 2014 erano ventisette i casi di interruzione farmacologica della gravidanza che si sono conclusi con la morte della paziente in tutto il mondo. Allergie, ipersensibilità verso il principio attivo, somministrazione in caso di gravidanza extra-uterina oppure a sessanta giorni di distanza dal concepimento: queste le situazioni in cui l’assunzione della Ru486 può essere letale per la donna.

I prezzi

I prezzi di queste confezioni vendute on-line oscillano dai 199 (per il kit base) ai 240 dollari (per un kit più completo, comprensivo anche di medicinali che arginano il sanguinamento). Ma non mancano siti in cui è possibile spendere cifre assai modeste: il Daily Mail nel 2014 aveva raccontato che teenager britanniche acquistavano le pillole su siti del sud-est asiatico per appena 78pence l’una (circa 90centesimi in Euro). Prodotte da organizzazioni malavitose, queste pastiglie a basso costo non fanno altro che accrescere i rischi per la salute.

Sul tema sono intervenute anche associazioni femministe, per diffidare le giovani dall’acquisto di pillole abortive sul web. L’Osservatore Romano del 3 giugno scorso riporta l’implorazione di uno di questi gruppi di attiviste: “Per favore non ci cascate. State alla larga da questi siti, sono fraudolenti e potrebbero danneggiare la vostra salute”.