Sono finiti i soldi, chiude a Mosca la sede dell’Unesco

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A partire dall’ammissione da parte dell’Unesco della Palestina come 195esimo stato membro, avvenuta nel 2011, gli Stati Uniti hanno sospeso l’erogazione di contributi. Ed è questa una delle principali cause della crisi finanziaria in cui versa l’organizzazione da ormai due anni.
Così, per cominciare, la prima struttura che si va a perdere è quella di Mosca: l’ufficio, infatti, sarà chiuso nel settembre del 2015.

Un portavoce dell’organizzazione, confermando la decisione, ha parlato di “una situazione finanziaria estremamente difficile”. Il viceministro degli esteri russo Guennadi Gatilov ha garantito che quella dell’Unesco non è una situazione politica, nonostante le tensioni create dalla crisi ucraina”.
“E’ da tempo che abbiamo preso questa decisione – continua il portavoce – è un processo normale, non si tratta di una misura politica”. Nel frattempo, tuttavia, è prevista l’espansione delle attività dell’Istituto Internazionale delle tecnologie d’informazione della sede dell’Unesco.

Ma secondo alcuni la motivazione finanziaria di questa chiusura è solo una versione ufficiale della situazione reale: giorni fa, infatti, il ministro della giustizia russo ha chiesto alla Corte Suprema la liquidazione della storica Ong russia Memorial, che lo scorso anno era stata anche candidata al Nobel per la Pace. I motivi “ufficiali”, in questo caso, sono meramente tecnici, ma memorial è molto critica nei confronti del Cremlino, e sostiene che si tratti di contestazioni pretestuose, prive di fondamento.