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Scoperte 2 nuove lune su Urano, ne aveva già 27

Urano – il settimo pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole – ha altre due lune; finora se ne conoscevano “solo” 27. Le due new entry sono state scoperte grazie ai dati inviati a Terra 30 anni fa da Voyager 2, catturati nel passaggio ravvicinato che la sonda spaziale della Nasa fece al pianeta del 1986. A scovare le due nuove, piccole lune, negli anelli di Urano è stato un giovane studente di dottorato dell’università dell’Idaho, Rob Chancia.

A segnalare la possibile presenza delle nuove lune è stata la variazione periodica del materiale sia nell’anello ‘alfa’, uno degli anelli più brillanti di Urano, sia nell’anello ‘beta’. In entrambi gli anelli si nota “qualcosa che rompe la simmetria”, ha osservato Matt Hedman, che ha lavorato con Chancia all’analisi dei dati del Voyager 2. I due astronomi hanno potuto notare l’anomalia grazie al lungo esercizio fatto studiando i dati della sonda Cassini, che da oltre dieci anni sta inviando spettacolari immagini degli anelli di Saturno, delle loro caratteristiche e delle lune che ospitano. Per questo Hedman e Chancia sono stati in grado di analizzare i dati della missione Voyager in modo nuovo, scoprendo analogie tra i due giganti gassosi del sistema solare.

E le differenze: l’atmosfera di Urano infatti, sebbene sia simile a quella di Giove e Saturno per la presenza abbondante di idrogeno ed elio, contiene una proporzione elevata di “ghiacci”, come l’acqua, l’ammoniaca e il metano, assieme a tracce di idrocarburi. Quella di Urano è anche l’atmosfera più fredda del sistema solare, con una temperatura minima che può scendere fino a 49 K (−224 °C). Possiede una complessa struttura di nubi ben stratificata, in cui si pensa che l’acqua si trovi negli strati inferiori e il metano in quelli più in quota. L’interno del pianeta al contrario sarebbe composto principalmente di ghiacci e rocce, similmente a Saturno.

Secondo le prime stime, le due lune appena scoperte sarebbero piccolissime, con un diametro compreso fra 4 e 14 chilometri. Oltre che per le loro dimensioni, sono particolarmente difficili da vedere a causa del materiale scuro che le ricopre. “Gli strumenti del Voyager 2 – ha osservato Hedman – non erano abbastanza sensibili da vederle”. La notizia della scoperta, uscita sul sito ArXiv, è in via di pubblicazione sull’Astronomical Journal.

Milena Castigli

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