PARTE LA RIFORMA DEL VOLONTARIATO TRA LE PROTESTE DEL M5S

La prima fase dell’iter della riforma del Terzo settore si è chiusa lunedì pomeriggio. Al via libera del disegno di legge C. 2617 – ovvero “Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale” – mancavano i pareri delle 13 Commissioni, oltre a quello della XII Commissione – Affari Sociali – che lo aveva licenziato pochi giorni fa. I pareri sono stati tutti favorevoli con la sola VI commissione, quella delle finanze, che ha posto 11 condizioni e sei proposte. Tra le condizioni, spicca principalmente la richiesta di rafforzare gli organi di controllo sul bilancio e sugli utili – “avanzi di gestione” – delle Ong.

L’avvio della discussione a Montecitorio del Ddl 2617 è fissata per mercoledì primo aprile. “Se non ci saranno intoppi o ostruzionismo – penso ai 5 Stelle – credo che si potrà arrivare al voto in un paio di giorni”, ha dichiarato nelle scorse ore il sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba.
In questo momento il testo è di nuovo in Affari Sociali al vaglio della relatrice del provvedimento, la deputata Pd Donata Lenzi, che lo sta affinando dopo il recepimento dei pareri delle Commissioni competenti.

I contenuti del Ddl erano stati fortemente criticati dai grillini non più di dieci giorni fa. Secondo gli esponenti del M5S, “Il testo sulla Legge Delega per la Riforma del Terzo Settore uscito dalla commissione Affari Sociali alla Camera resta un provvedimento sbagliato nell’impostazione e nello spirito. I capitoli rispetto ai quali esprimiamo le principali contrarietà e preoccupazioni sono quelli relativi alla possibilità di distribuire utili da parte delle imprese sociali e la mancata costituzione di un organismo di vigilanza”.

In una nota i deputati M5S in commissione Affari Sociali proseguivano asserendo che “La possibilità di distribuire utili rappresenti non un evoluzione, ma uno stravolgimento del modello italiano di Terzo Settore: il non profit diventerà solo un ricordo e gli obiettivi primari delle imprese sociali saranno business e profitto, senza che siano stati posti freni alle potenziali operazioni speculative delle imprese sociali”.

La nota dei deputati grillini terminava sottolineando che: “A nostro parere la creazione di un’agenzia o di un’authority di controllo sul comparto è una necessità e, quindi, siamo in disaccordo con chi, come la deputata del Pd Donata Lenzi, giustifica questa scelta della maggioranza affermando che ‘c’è una certa stanchezza nell’opinione pubblica verso le authority’ . Si tratta di una motivazione poco credibile: non è questione di stanchezza o meno, ma di utilità o inutilità di un organismo”. Dopo le condizioni poste oggi dalla VI commissione, è possibile che il Ddl venga ben recepito anche dal M5S e che possa avere un iter lampo mercoledì a Montecitorio.