Un nuovo avvistamento, anzi due, considerati talmente attendibili da spingere il biologo Bill Laurence a organizzare e capeggiare una spedizione nel nord-est dell’Australia, precisamente nella penisola di Capo York, nel Queensland, per accertarne la veridicità. A essere stato osservato, secondo quanto riferito da una guida turistica e una guardia forestale, sarebbe stato nientemeno che un thylacinus cynocephalus, meglio noto come tilacino, il più grande marsupiale carnivoro e uno dei nostalgici simboli del continente australiano. Niente di confermato: come nelle altre numerose occasioni, l’animale è stato intravisto di notte e di sfuggita. La particolarità, però, sta nel luogo dell’avvistamento: l’area nordorientale dell’Australia non è certo un posto convenzionale, né tantomeno la zona nella quale questi animali erano più diffusi. Vale la pena di controllare, comunque, a riconferma di una speranza mai del tutto sopita di rivedere il marsupiale scorrazzare per il mallée dell’isola e, in qualche modo, alleviare un latente senso di colpa per aver contribuito, in modo decisivo, alla sua scomparsa definitiva.
Perché il tilacino è estinto, in natura come in cattività (l’ultimo a morire fu l’esemplare Benjamin, nel 1936). Questa è la versione ufficiale (diramata in modo definitivo nel 1986) del governo australiano e di tutti gli enti e associazioni impegnate nella tutela e nella salvaguardia delle specie animali, soprattutto quelle in procinto di scomparire dal nostro Pianeta. La “tigre della Tasmania”, com’era (probabilmente in modo ingiusto) soprannominato questo interessante animale, però (straordinariamente simile a un cane ma con un caratteristico manto zebrato e una notevole apertura mandibolare), non si è estinto perché arrivato alla fine del suo ciclo vitale, non si è trattata di una scomparsa per così dire “naturale”: mai come in questo caso, infatti, un ruolo decisivo è stato giocato dall’uomo, la cui mano si è trasformata in un tremendo dispensatore di morte. Una caccia scriteriata, feroce, remunerativa per coloro che fossero riusciti a uccidere un esemplare, in quanto sul tilacino, accusato di assaltare i greggi di pecore (il vero motivo della sua presunta pericolosità, fonte di assurde dicerie sul suo conto), erano state poste vere e proprie taglie (a partire dal 1880) con conseguente incremento del numero di uccisioni.
La morte di Benjamin, nello zoo di Hobart, segnò definitivamente la cancellazione di questo animale dalle specie viventi. Forse solo in quel momento ci si rese conto che, quello appena scomparso, era uno degli animali simbolo del Nuovissimo continente, uno di quelli che, in qualche modo, aveva contribuito ad accrescere il fascino esotico dell’Australia, a renderla unica e misteriosa agli occhi di coloro che, dall’altra parte del mondo, potevano solo immaginarla, leggendo i resoconti dei viaggiatori. Una presa di coscienza tardiva che, con l’avvento delle nuove tecnologie, ha riposto nuove speranze nella possibilità della clonazione: una soluzione percorribile, come più volte indicato dagli scienziati (su tutti il genetista Michael Archer), per le particolarissime caratteristiche genetiche dell’animale. Eppure, nient’altro che un ripiego, un modo come un altro per nascondere a se stessi le responsabilità di un massacro indiscriminato e per cercare di tamponare, con i mezzi scientifici, la voragine aperta dalla mancata prevenzione.
Chissà che, in qualche modo, i ripetuti avvistamenti non si inseriscano proprio in tale contesto: vedere ciò che si vuole vedere, riporre speranze su voci e brevi riprese notturne, correndo da una parte all’altra in cerca di risposte che le confermino e che, finalmente, possano alleviare il rimorso. E allora, ecco due nuovi testimoni che riferiscono di una “tigre” della Tasmania in una foresta all’estremità settentrionale dell’isola, lontano dagli ultimi luoghi abitati dal marsupiale (nello specifico proprio la Tasmania). Via alle ricerche, dunque, con l’augurio di trovare prove (finora non ve n’è stata nemmeno una) di qualche esemplare che possa essere sfuggito all’eccidio e sopravvissuto nascosto agli occhi del mondo per oltre novant’anni. Finora, purtroppo, di certo resta un’unica cosa: il tilacino è estinto dal 1936.
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