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Nuova Zelanda: pollo fritto (e non solo) a domicilio, contro la crisi le Poste si reinventano

Pollo fritto per Posta. Non è il sequel di “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”, ma il nuovo servizio promosso dalle Poste neozelandesi per contrastare (l’inevitabile?) declino della corrispondenza cartacea a causa dell’avvento di mail, sms, chat et similia.

Le Poste in rosso

Nell’ultimo decennio infatti il numero di lettere spedite in Nuova Zelanda si è dimezzato, con un milione di missive in meno ogni settimana. Per far fronte alle perdite, in alcune zone rurali ai postini è stato ridotto il turno di lavoro da sei a cinque giorni alla settimana.

L’accordo col re delle ali di pollo

Per questo le Poste neozelandesi hanno deciso di reinventarsi firmando un accordo con la nota catena di fast food Kentucky Fried Chicken specializzata – come suggerisce il nome stesso – nella produzione di…pollo fritto. Non propriamente un prodotto postale, potrebbe obbiettare qualcuno. Ma, come dice il detto, l’ente ha fatto “di necessità, virtù” organizzandosi per gestire la logistica delle consegne a domicilio, forte della pregressa esperienza nel “porta a porta”.

“Tutte le Poste al mondo stanno lottando per capire cosa fare quando la corrispondenza scomparirà; noi vogliamo sopravvivere altri 100 anni, ma abbiamo urgente bisogno di diversificare il nostro business”. Da qui, l’idea rivoluzionaria di “sperimentare il servizio consegne nei settori della salute, costruzioni e specialmente dell’ospitalità”.

In questa prima fase, racconta il Guardian, verranno reclutati 30 fattorini – studenti e pensionati – che consegneranno pollo fritto a domicilio usano i propri mezzi di locomozione e lo smartphone per coordinarsi. “Non è escluso”, però, che in futuro possano usare i mezzi del servizio postale, ha sottolineato Mike Stewart, portavoce delle Poste. Una domanda sorge spontanea: nell’era 2.0 delle poste neozelandesi, i fattorini verrano pagati in moneta elettronica o in cosciotti di pollo?

Milena Castigli

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