Se non fosse per la sua spettacolarità “controllata”, varrebbe davvero la pena di averne paura: il complesso vulcanico Erta Ale, in Etiopia, conosciuto non a caso come “il cancello dell’inferno”, è da alcuni giorni protagonista di un’intensa attività eruttiva, la quale ha visto registrarsi numerosi fenomeni di fuoriuscita lavica sia dalle sue due bocche, i cosiddetti laghi di lava, che da nuove crepe sulla dorsale. Le rilevazioni sono state effettuate, a partire dal 21 gennaio, da un satellite Nasa, il quale ha immortalato alcune immagine sul consistente aumento del materiale viscoso dei crateri, giunti ormai a livelli di traboccamento. Come osservato dai rilievi satellitari, i costanti movimenti tettonici registrati finora in questa zona dell’Africa, hanno causato nuove spaccature nel terreno, dalle quali ha iniziato a defluire lava in abbondanza, allestendo uno spettacolo affascinante e terribile.
L’Erta Ale è uno dei vulcani maggiormente attivi nel Continente africano, tanto da essere sottoposto a un’accurata sorveglianza. A favorire la sua attività eruttiva, è la sua stessa posizione geografica: le due bocche di fuoco, rientranti nella categoria “a scudo” (quindi con un’apertura dal diametro più grande rispetto all’altezza del camino), si trovano nell’esatta corrispondenza del punto di separazione tra la faglia africana e quella araba, nella cosiddetta Depressione di Afar (o scarpata della Dancalia), nel Corno d’Africa. Le due placche tettoniche, sono interessate da un intenso movimento di distacco, attraverso il quale vengono ripetutamente aperte spaccature lungo la linea di demarcazione fra le due. In questo senso, l’attività del vulcano risulta una costante (l’ultimo episodio risale al 2008) e, di conseguenza, non così pericolosa.
Di certo, però, l’evidente frattura registrata dalla Nasa, lunga circa 6 chilometri, indica l’esistenza di una nuova e alquanto importante attività tellurica. Lo spostamento delle due faglie è piuttosto marcato in questa zona, favorendo direttamente la presenza delle enormi voragini di lava basaltica, all’interno delle quali sono spesso visibili alcuni pezzi di basalto raffreddato intenti a galleggiare. Un’area estremamente affascinante, questa, dal punto di vista geologico come da quello paesaggistico: una vera e propria finestra di studio sugli effetti della tettonica a zolle e, nondimeno, su come doveva apparire la Terra all’epoca della sua “giovinezza”.
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