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L’Unaids lancia un nuovo progetto dedicato agli adolescenti sieropositivi

“L’Hiv è la principale causa di morte tra gli adolescenti in Africa” ha dichiarato Michel Sidibé, direttore generale di Unaids, il progetto delle Nazioni Unite nato con l’intento di accelerare, intensificare e coordinare l’azione globale contro l’Aids. “I soggetti più colpiti sono le ragazze, in particolare in Africa Sub Sahariana – prosegue Sidibé -. Nel 2013 in Sud Africa ogni settimana più di 860 ragazze sono state contagiate dall’HIV, rispetto a 170 ragazzi. È un’ingiustizia morale”. Secondo le ultime stime, l’Aids è la seconda causa di morte nel mondo per i teenager, la prima in tutto il continente africano; qui, solo 1 ragazzo su 4 sotto i 15 anni ha accesso alle cure antiretrovirali salva vita. Negli ultimi anni il numero di morti complessivo è calato per tutte le fasce di età, ad eccezione dei giovani tra i 10 e i 19 anni.

La maggior parte dei 2 milioni di adolescenti con Hiv ha contratto il virus dalla madre durante la gravidanza, il parto o nel primo mese di vita. Dieci anni fa, infatti, le medicine antiretrovirali – che riducono la possibilità di trasmissione madre-figlio – non erano disponibili. Data l’assenza della possibilità di diagnosi di sieropositività, ora molti ragazzi iniziano l’adolescenza senza sapere che stanno convivendo con il virus o con scarse opportunità di poter accedere a programmi di cura. “Dobbiamo incontrare gli adolescenti ovunque essi siano e supportare le sfide che devono affrontare”, ha dichiarato Babatunde Osotimehin, Direttore generale dell’United Nations Population Fund (Unfpa).

I leader di molti Paesi si sono riuniti martedì a Nairobi, in Kenya, per discutere del problema. Nell’ambito del meeting è stato presentato “All in”, una nuova piattaforma di azione ideata da Unaids, Unicef e altri partner pensata per favorire cambiamenti strategici nelle politiche coinvolgendo i giovani. “Con l’inclusione degli adolescenti nei processi decisionali che hanno conseguenze dirette sulle loro vite, questa iniziativa sarà un catalizzatore per il cambiamento – ha dichiarato il Presidente Kenyatta – Il Kenya è orgoglioso di supportare quest’iniziativa”.

“All In” si basa su quattro aree chiave di intervento: coinvolgere e dare possibilità di scelta ai ragazzi quali nuovi protagonisti del cambiamento sociale; migliorare la raccolta dei dati finora esistenti; incoraggiare approcci innovativi per raggiungere i teenager con servizi medici adeguati di base per l’Hiv; mettere fermamente il problema degli adolescenti con Hiv nell’agenda politica per sollecitare azioni concrete e mobilitare risorse.

“All In” si propone di realizzare rapidi progressi mettendo fine all’Aids nella fascia adolescenziale entro il 2030. Secondo le associazioni di settore, i prossimi cinque anni saranno fondamentali. Unaids ha predisposto nuovi obiettivi da raggiungere entro il 2020 che comprendono: ridurre di almeno il 75% le nuove infezioni da Hiv; ridurre del 65% le morti causate dall’Aids e eliminare le discriminazioni verso questa malattia. “Raggiungendo questi obiettivi – ha dichiarato il direttore generale Unaids – potremmo mettere il mondo sulla strada giuste per mettere fine all’Aids tra gli adolescenti entro il 2030 e mettere fine all’epidemia globale di Aids come minaccia alla salute pubblica”.

Milena Castigli

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