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LIBRI, BOMBE E CORANO

In Pakistan sono state chiuse 48 scuole coraniche. La decisione è stata presa dal governo della provincia di Sindh, nel sud del Paese, perché le madrase sono accusate di istigare al terrorismo. Ma è ancora presto per sentenziare che ci sia un profondo cambio di rotta rispetto all’atteggiamento del governo di Islamabad nei confronti degli estremisti. Infatti la decisione, presa da un comitato ‘ad hoc’ presieduto dal ‘chief minister’ (governatore) provinciale, Qaim Ali Shah sarà sottoposta, prima della sua attuazione, a conoscenza della Wafaq-ul Madaris Al-Arabya, la più grande federazione di seminari islamici del mondo. Questo vuol dire che per ora l’attività sarà solo momentaneamente sospesa. A conferma di un atteggiamento ambiguo, otto degli aggressori della giovane Malala sono stati liberati nonostante la condanna.

Certamente il governo pachistano sta cercando di tornare a riprendere il controllo delle madrase dopo anni di sostegno per agevolare la deriva estremista. Oggi a spiegare l’iniziativa del governatorato della provincia di Sindh è un responsabile dell’intelligence pachistana che a un giornale riferisce che “dopo aver indottrinato gli allievi, queste madrase forniscono reclute per le attività terroristiche in varie aree del Paese”. Il governo, si è infine appreso, taglierà anche i finanziamenti alle scuole coraniche prese di mira attraverso le opportune misure amministrative, legali e legislative. Uno schiaffo a un sistema ormai collaudato di indottrinamento e reclutamento.

Un piano difficile per chi per decenni ha fatto sì che gli studenti coranici, i talib appunto, fossero formati per trasformarsi in una schiera di fanatici combattenti in grado di spodestare persino i valorosi mujaheddin che avevano umiliato l’Armata rossa in Afghanistan. Non solo, i talebani hanno conquistato il potere e governato Kabul per cinque anni con il sostegno politico e militare del suo sponsor pachistano. L’Isi, il servizio segreto di Islambad, ha avuto stretti rapporti con i talebani anche dopo la caduta del regime ma in questi anni, divisioni e una nuova generazioni di leader talib hanno messo in crisi questo rapporto.

Gli studenti delle madrase non si sono dimostrati più disponibili a seguire gli interessi dei servizi segreti pachistani e colpire per favorire scopi degli 007 deviati. Ora i talib vogliono gestire una loro autonoma strategia che punta alla destabilizzazione del Pakistan per conquistarne il potere. Un fine perseguito con ogni mezzo, anche attacchi indiscriminati contro la popolazione civile. È avvenuto con l’attentato alle scuole e alle chiese, con le stragi nei mercati e contro gli sciiti.

Ora la notizia che qualcosa sta cambiando. I burattini di un tempo non obbediscono più ai loro pupari e così questi ultimi hanno deciso di chiudere il teatrino delle scuole che dovrebbero insegnare la religione e che invece erano diventate centri di indottrinamento e reclutamento per spietati assassini. Evidentemente senza l’odore della morte non ha più senso – per loro – parlare del Corano.

Maurizio Piccirilli

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