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Epidemie, chi vuole aree geografiche insane?

Il virus dell’Ebola, che si sta rapidamente diffondendo in tutti i paesi dell’Africa occidentale provocando migliaia di morti, avanza più velocemente degli sforzi per controllarlo. Infatti se la malattia continuasse a diffondersi al ritmo attuale, il virus potrebbe finire con il contagiare altre trecentomila persone entro la fine del 2014. Peter Piot, lo scienziato belga che nel 1976 individuò per la prima volta il virus, disse che l’Ebola era una malattia che si contraeva venendo a contatto con sangue o escrementi di un certo tipo di pipistrelli africani. Per impedire falsi allarmismi, Piot disse che la sua propagazione fuori dalla zona colpita era impossibile data la sua virulenza. Infatti per i soggetti colpiti (esistono 4 ceppi di cui quello dello Zaire è il più letale: mortalità oltre il 90%) la sofferenza durava poco (una sola settimana dopo quella di incubazione) e la morte giungeva veloce (febbre alta,diarrea e vomito e cedimento degli organi interni).

Fino a ieri l’Oms (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva dichiarato che noi occidentali non avevamo niente da temere (le forme di contagio tra umani sono siringhe infette, contatto con sangue o fluidi corporei, rapporti sessuali) e che il problema era tipicamente africano. Oggi all’improvviso ci dicono che il pericolo che il virus varchi i confini africani non sono remoti. Quest’ultima dichiarazione è in accordo con ciò che dissero a suo tempo diversi virologi e cioè che data la velocità dei spostamenti che oggi possiamo vantare e del tempo di incubazione di certe malattie la possibilità che possano avvenire delle epidemie o pandemie non è remoto.

Tanto che, considerati i tempi d incubazione, non sarebbe male, ad esempio, rafforzare i presidi negli aeroporti. Perciò il virus Ebola deve essere considerata una emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, dato che la malattia può essere trasmessa al di là dell’Africa e colpire nuove aree geografiche. Inoltre lo stesso scopritore del virus Peter Piot aveva fatto presente che per contenere il virus dell’Ebola bastavano poche norme igieniche (guanti, siringhe monouso, lavaggio frequente delle mani) e di cautela per il personale sanitario e non sanitario compreso un periodo di osservazione delle persone venute a contatto con i malati. Il problema come lo stesso Piot ha evidenziato è che l’estrema povertà dei paesi colpiti e il sistema sanitario deficitario se non addirittura inesistente di quei paesi, rende grave la situazione. Lo stesso Piot che è ritornato nella zona dove ha individuato il virus lamenta lo scandaloso abbandono di quella povera gente.

Ora, tenuto conto che la comunità internazionale ha sottovalutato l’epidemia di Ebola, sarebbe il caso che il Consiglio di Sicurezza Onu pensasse ad inviare risorse di difesa militari e civili, mentre la Ue, da parte sua, dovrebbe intensificare gli sforzi a tutto campo. Una stretta di mano, un bacio sulla guancia, un rapporto sessuale: per contrarre il virus dell’Ebola basta poco e se lo prendi, muori. Dopo circa dieci giorni arrivano i primi sintomi: diarrea, vomito, congiuntivite. Poi sopraggiunge il delirio, lo shock e la perdita di sangue. Infine la morte. Tutto questo non è un film genere splatter. Da tempo succede in Africa. Ed ora sta accadendo anche in Europa. A questo punto mi chiedo come mai la Liberia, la Sierra Leone, la Guinea e la Nigeria siano gli Stati col numero inferiore di medici per abitante. Sarà un caso? Chi guadagna dalle epidemie? Chi ha interesse a mantenere aree geografiche insane?

 

Angelo Perfetti

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