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DAY AFTER: IL DOLORE, LA RABBIA, LA PAURA

Un boato nella notte, l’intera casa che inizia a tremare. Risvegliarsi in preda al panico perché si rivive un déjà-vu, un’esperienza lontana ormai anni, ma che nella mente è viva più che mai. Ad Arquata del Tronto, tra le vittime c’è anche la piccola Marisol Piermartini, una bimba di soli 18 mesi. La piccola dormiva nel suo letto, nella casa insieme a lei il papà Massimiliano e la mamma Martina. La scossa delle 03.36 ha devastato la sua casa e le macerie l’hanno sepolta. La mamma di Marisol, ora ricoverata all’ospedale di Torrette di Ancona, da pochi anni si era trasferita ad Ascoli Piceno. Prima viveva all’Aquila, dove miracolosamente era scampata al terremoto del 2009 che aveva distrutto la capitale abruzzese.

E mentre si spera di sopravvivere a quegli interminabili secondi, all’esterno il rumore degli edifici che si sbriciolano sotto la violenza del terremoto. E’ l’orrore che hanno vissuto le migliaia di persone che abitano nel centro Italia nella notte del 24 agosto, quando alle 03.36 un terremoto di magnitudo 6 ha colpito la zona tra Lazio, Marche e Umbria. Interi Paesi sbriciolati, case sventrate, automobili seppellite dai detriti. Sono queste le immagini che sono rimbalzate per tutti i telegiornali nazionali e internazionali e che hanno mostrato la tragedia che si è consumata in pochissimi minuti. E accanto ai cumuli di macerie, quelle che una volta erano case, intere famiglie che sperano che il prossimo ad essere estratto vivo sia un loro caro.

I danni più gravi si sono registrati ad Accumoli e Amatrice, paesi interamente distrutti. Una delle immagini simbolo di questa catastrofe è la foto della torre del campanile di Amatrice: ancora svetta verso il cielo e mostra le crepe e i cedimenti dovute al terremoto. E poi l’orologio: fermo alle ore 03.38, due minuti la scossa. E dopo il momento del dolore, della disperazione per aver perso tutto quello che si possedeva, arriva la rabbia.

Come quella di Antonio, un abitante di Accumoli che, intervistato dall’Ansa, ha raccontato come dopo il terremoto del 1986 la Regione ha finanziato i lavori dando permessi di costruire tetti in cemento armato. Ma le case, come sottolineato da Antonio, hanno i muri di pietra, non idonei a sorreggere un peso simile. E riesplode così la polemiche sulla validità delle norme antisismiche del passato, indicate tra le cause dei danni prodotti del terremoto.

Anche nella provincia di Ascoli Piceno la situazione non è molto differente. Pescara del Tronto è stata rasa al suolo dal sisma e, insieme ad Arquata del Tronto, è uno dei borghi marchigiani che ha riportato maggiori danni. Dieci vittime sono state estratte dalle macerie, fra queste anche alcuni bambini. Due fratellini di 4 e 7 anni sono invece stati tirati fuori dai detriti vivi: li ha salvati la nonna, che li ha infilati insieme a lei sotto il letto.

Intanto vigili del fuoco e uomini della protezione civile che scavano senza sosta per portare in salvo quante più vite possibile. Una vera corsa contro il tempo, ma ancora non si sa quando si fermerà la conta delle vittime. Il sisma ha avuto un’intensità simile a quello dell’Aquila del 2009, ma questa volta ha colpito una vasta area costellata da molti comuni e frazioni. E in questi piccoli borghi molto spesso si trovano case non ristrutturate con criteri antisismici.

Anziani che guardano con occhi spenti ciò che resta della loro casa, probabilmente domandosi: “E adesso?”, famiglie che si stringono in abbracci per consolarsi, gli enormi cumoli di macerie. Ma probabilmente ciò che resterà ben impresso nella mente di ognuno è la voce del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che disperatamente chiedeva aiuto: “Qui un paese non c’è più. Io non so che fare”.

Manuela Petrini

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