Baby squillo a Cuneo: giochi di bambine per soli adulti

Non si è ancora conclusa la vicenda delle baby-squillo dei Parioli a Roma che ha coinvolto, tra gli altri, esponenti in vista della “Roma bene” al patteggiamento proprio in questi giorni, che un’altra minore, a Cuneo confessa ai giornali di avere scelto questo “impiego”. Racconta di non esser stata istigata da nessuno e di aver iniziato con una sua amica con cui condivide questo segreto. Una coppia che ricorda quella del film “Call Girl” del 2012 sullo scandalo che negli anni ‘70 sconvolse la polizia svedese collusa con la politica clientelare del giro di prostituzione. Per non essere sentenziosi bisogna fare un notevole sforzo ma in una società civile è imperativo interpellarsi sui molteplici aspetti che compromettono queste piccole donne.

Avverto imbarazzo nella scelta  tra la crudezza e la disinvoltura con la quale questa minore (mai termine fu più appropriato per rappresentare la profonda immaturità) ostenta una scelta sessuale che preferisce – così dichiara – indirizzare agli adulti rispetto ai coetanei dei quali lamenta l’indiscrezione verso le ragazze che “si concedono”. Agghiacciante sentire una ragazzina descrivere la propria attività sessuale come scontata e slegata da qualunque anche minima sfera affettiva o attrattiva. Domandarsi che valori siano stati trasmessi e quanto sia presente la famiglia è ancora lecito? Non è una gara di colpevolezza tra genitori e figli tra chi non parla e chi non ascolta, ma di responsabilità che chiama in causa tutti sulla diseducazione al rispetto di sé o sull’abusata diffusione di modelli che appiattiscono la sessualità normalizzando anche ipotesi come quella in questione.

Se una ragazza dispone o anche solo arriva a pensare di poter vendere il proprio corpo potrebbe essere pazza o priva di autostima (per questa strada ci si arriva per mancata trasmissione di valori) o ancora potrebbe essere indotta da quel sistema che vuole legalizzare (o mascherare) la prostituzione (o abuso di sé) in una libera professione. Vorrei domandare a tutti, specialmente a quanti vantano la mercificazione del corpo come un diritto se accetterebbero che i propri figli intraprendessero la carriera sessuale come mestiere. Qui non si discute di etica e morale, ma si tratta il tema della dignità. Oggi paradossalmente, ha mosso più passi in avanti la battaglia per l’affermazione dei diritti degli animali piuttosto che quella per i diritti dell’uomo che sembra aver scambiato la sua identità con quella di una bestia, complice la sua illimitata e ormai dissennata lotta a garantire la propria istintività.