Torture e violenze sessuali per numerose donne appartenenti alla minoranza religiosa yazida. E’ avvenuto quando un gruppo di militanti dello Stato Islamico conquistò la città di Sinjar la scorsa estate: centinaia di persone morirono nell’offensiva e decine di migliaia di altre fuggirono nel Kurdistan iracheno o sul vicino monte. A rivelarlo è un rapporto di Amnesty International che ha intervistato oltre 40 donne.
Il rapporto di Amnesty afferma che le prigioniere, fra cui bambine di 10-12 anni, sono state torturate, violentate, costrette a sposarsi e “vendute” o date come “regali” ai combattenti o ai loro sostenitori nelle aree di Iraq e Siria conquistate. In molti casi sono state costrette a convertirsi all’Islam.
Donatella Rovera, consulente principale della ricerca sulle aree di crisi in cui opera l’organizzazione internazionale per i diritti umani ha dichiarato: “Centinaia di donne e ragazze yazide hanno visto le loro vite distrutte dagli orrori della violenza e della schiavitù sessuale durante la prigionia nelle mani dei militanti. Molte di quelle tenute come schiave sessuali sono bambine, di 14 o 15 anni o anche più piccole”.
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