Nella data live probabilmente più attesa dell’anno, ovvero l’unico concerto degli Ac/dc a Imola, dalla Nuova Zelanda rimbalza la notizia della condanna di Phil Rudd, lo storico batterista del gruppo rock: otto mesi di detenzione per possesso di droga e minacce di morte. Una pena lascia pensare che sia possibile un ritorno del musicista nella band, ma non certo oggi per i concerto italiana.
Rudd se l’è cavata fin troppo bene, perché nel frattempo era caduta l’accusa di tentato omicidio. Ma la giuria si è mostrata assai clemente nei suoi confronti: il massimo della pena previsto era di sette anni di reclusione. Riepiloghiamo i fatti: nell’agosto dello scorso anno Rudd aveva licenziato sette suoi impiegati, dopo che il suo album da solista si era rivelato un solenne flop. Questo ha creato un violento dissidio con due dei suoi ex impiegati, tanto che la rockstar è arrivata al punto di dire di volerlo “fare fuori” ed essere pronto a ucciderlo. Un testimone ha anche detto di essere stato assoldato dal batterista come killer, dietro il pagamento di duecentomila dollari.
La polizia, avvertita dell’accaduto, lo scorso novembre ha fatto irruzione nella casa di Rudd, dove ha trovato cannabis e metanfetamina, che gli hanno causato l’accusa ulteriore di possesso di droga. In seguito, la rockstar ha dichiarato di aver fatto telefonate sotto profonda tensione emotiva, e di non aver mai avuto la reale intenzione di uccidere l’uomo. L’accusa è così caduta, ma l’intero caso è costato l’esclusione dal Rock or Bust Tour degli Ac/dc.
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