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A Roma una due giorni per conoscere l’autismo

Roma ospiterà dal 31 gennaio al il 1° febbraio la conferenza internazionale: “Attaccamento e autismo: l’importanza dell’insightfullness genitoriale” voluta dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) nell’Aula magna dell’Istituto comprensivo Regina Elena. Il primo dei 12 week end di formazione per approfondire gli ultimi studi scientifici sull’attaccamento in tema di autismo con David Oppenheim, membro senior del Center for the study of child development dell’Università di Haifa (Israele), Ayelet Erez, membro della Clinica per la psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva del Ministero della Salute di Haifa, e Magda Di Renzo, responsabile del Servizio terapia dell’Ido e direttrice della relativa Scuola di specializzazione in Psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva.

Un incontro di due giorni che allarga gli orizzonti conoscitivi sull’autismo finora ridotti alla definizione di un disturbo comportamentale caratterizzato dall’isolamento e dal rifiuto al contatto fisico e da un rapporto privilegiato con gli oggetti. Sebbene questo sia un atteggiamento largamente diffuso da parte di soggetti affetti da autismo, il professor David Oppenheim è convinto che non sia sempre così. Le sue ricerche verranno portate alla conferenza proprio per dimostrare quanto egli afferma sulla capacità di attaccamento che gli autistici possono manifestare. In un’intervista Oppenhim spiegava che è possibile parlare di attaccamento anche per una persona autistica, in una sua ricerca, così come in altre, ha dimostrato che i bambini con autismo si affezionano alle loro madri in modi che sono molto simili a quelli di bambini con sviluppo tipico.

Ma questa affettività può esternarsi anche nei confronti della figura paterna, finora tenuta in disparte rispetto alla figura materna, naturalmente coinvolta nel contatto fisico con il piccolo sin dalla sua primissima infanzia. Una due giorni che ha scopo formativo e che rivaluta gli studi fatti portando alla luce interessanti novità su bambini autistici che cercano l’attaccamento in modi non convenzionali, costruendo un’intimità nuova attraverso un linguaggio emotivo che cerca l’empatia. I genitori devono fare il difficile lavoro di saper entrare nell’affettività e nei modi del loro bambino autistico che così potrà sentirsi sicuro e sviluppare una dimensione emotiva.

Moira Schena

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