Ncd dice sì. Mattarella a un passo dal Colle

La votazione composta nell’Aula di Montecitorio è stato solo lo sfondo quieto di una giornata d’inferno per la politica italiana. Nelle ore che hanno preceduto, accompagnato e seguito i due scrutini di ieri il clima si è fatto rovente sino all’insostenibilità. Matteo Renzi non ha fatto passi indietro sulla sua scelta di candidare Sergio Mattarella per il Colle. Una decisione frutto della necessità di ricompattare un Pd dilaniato dal voto dell’Italicum e di riallacciare i rapporti con Sel. Ma per salvare il partito il rischio che il premier ha corso è stato quello di far saltare le altre due maggioranze a sua disposizione: quella di governo con Ncd e soprattutto quella delle riforme con Forza Italia. Berlusconi, oggi a Cesano Bogliasco per i servizi sociali, è ancora risentito per la scelta arbitraria del presidente del Consiglio.

Si è sentito tradito e lo avrebbe detto chiaro e tondo al diretto interessato durante una dura telefonata. Brunetta si lancia in previsioni di elezioni anticipate dopo l’elezione di Mattarella. Gli risponde Lotti: “Mi spiace per lui ma questa legislatura andrà avanti sino al 2018”. Nel mezzo c’è l’oper degli intermediari, Gianni Letta in primis che ieri ha parlato a lungo con Renzi per garantire la tenuta del patto del Nazareno. Del resto al leader azzurro l’asse col Pd serve, anche per suoi interessi personali, come ha provato a spiegargli giovedì Fedele Confalonieri, corso a Roma quando ha visto profilarsi l’irreparabile. Così, al di la delle parole di facciata, la tensione col passare della giornata è calata. E qualcuno pensa che la proverbiale imprevedibilità di Berlusconi possa riservare sorprese dell’ultimo minuto. Nonostante i falchi, Brunetta in testa, oggi abbiamo buon gioco. A oggi Fi sembra orientata a votare scheda bianca, ma fino a poche ore fa si era addirittura paventata la possibilità di non presentarsi a Montecitorio per la quarta, e probabilmente decisiva, votazione.

Tra due fuochi c’è stato Angelino Alfano, da una parte i ministeri e la maggioranza, dall’altro quell’attrazione per la ricostruzione di un centrodestra con Berlusconi. “Voteremo sì a Sergio Mattarella – avrebbe detto il ministro degli Interni sottoponendo ai grandi elettori il documento con cui Ap voterà sì alla candidatura dell’esponente siciliano – ma il metodo del premier Matteo Renzi resta sbagliato e l’appello di ieri non è bastato”. “Voteremo Mattarella – ha rincarato Fabrizio Cicchitto, esponente del Nuovo Centrodestra – perché il problema non è mai stato costituito da lui, che ci auguriamo sia un presidente al di sopra delle parti come lo è stato Napolitano. Poi si aprirà una discussione sul metodo adottato da Renzi, che ha causato una serie di problemi. Dunque si dovrà aprire un confronto politico su questo terreno, ma solo dopo l’elezione del capo dello Stato”.