Liliana Segre nominata
senatrice a vita

Segre

Una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz diventa senatrice a vita. Si tratta di Liliana Segre (87) nominata oggi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Il decreto

Il decreto, si legge ne comunicato diramato dal Quirinale, è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni. Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti “provvederà alla consegna al Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, del decreto di nomina”. 

Reazioni

Informata telefonicamente dell'onirificenza di cui è stata insignita Segre ha ringraziato il capo dello Stato per “l'altissimo riconoscimento. La notizia mi ha colto completamente di sorpresa“. Poi ha ricordato che “coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare“. In un tweet Gentiloni ha definito la vita della neo senatrice una “testimonianza di libertà” e quindi, nel suo nuovo ruolo, “ci indicherà il valore della memoria. Una decisione preziosa a 80 anni dalle leggi razziali“. Noemi Di Segni, presidente dell'Unione comunità ebraiche italiane, ha espresso “commozione per la decisione del Presidente Mattarella” che “risponde esattamente alla profonda esigenza di assicurare che l'istituzione chiamata a legiferare abbia a Memoria quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge anche l'intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l'oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale“.

Infanzia difficile

Nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno. Persa la madre in tenera età, quando non aveva ancora compiuto un anno, ha vissuto insiema al padre e ai nonni paterni. Vedova di Alfredo Belli Paci, sposato nel 1951, e madre di tre figli, attualmente risiede a Milano, in via Telesio Bernardino 16. All'età di otto anni rimase vittima delle leggi razziali. Nel 1938 fu costretta ad abbandonare la scuola elementare, iniziando l'esperienza dolorosa e terribile della persecuzione. Il 7 dicembre 1943, col al padre e due cugini, cercò invano, con l'aiuto di alcuni contrabbandieri, di riparare in Svizzera. Venne tuttavia catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove, il giorno successivo, fu tratta in arresto a Selvetta di Viggiù (Va). Dopo sei giorni nel carcere di Varese venne trasferita dapprima a Como e alla fine a Milano-San Vittore, dove rimase detenuta per 40 giorni.

La deportazione

Il 30 gennaio 1944 venne deportata con il padre in Germania, partendo dal “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano. Raggiunto il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, fu internata nella sezione femminile. Non rivedrà mai più il padre, morto nel campo di sterminio il 27 aprile 1944. Anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (CO) il 18 maggio 1944, furono deportati ad Auschwitz, dove furono uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno dello stesso anno. Alla selezione, le venne imposto e tatuato sull'avambraccio il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel campo di concentramento fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni “Union“, di proprietà della Siemens, attività che svolse per circa un anno. Il 27 gennaio 1945, sgomberato il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz per sfuggire all'avanzata dell'Armata Rossa, i nazisti trasferirono 56.000 prigionieri, tra cui anche Liliana, a piedi, attraverso la Polonia, verso nord. Non ancora 15enne, fu condotta nel campo femminile di Ravensbruck e in seguito trasferita nel sotto campo di Malchow, nel nord della Germania. Fu liberata il 1 maggio 1945, unitamente agli altri prigionieri.

Testimone dell'orrore

Tornò a Milano nell'agosto 1945. Segre è una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz. Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio si rese per la prima volta disponibile a partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata. E' insignita di diverse onorificenze. E' Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, titolo conferitogli da Carlo Azeglio Ciampi il 29 novembre 2004. Dal 2005 è Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano. Il 27 novembre 2008 ha ricevuto la laurea honoris causa in giurisprudenza dall'Università degli Studi di Trieste, mentre il 15 dicembre 2010 l'Università degli Studi di Verona le ha conferito la Laurea honoris causa in Scienze pedagogiche. E' Presidente del Comitato per le “Pietre d'inciampo” – Milano, che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni e dell'antifascismo. Ha scritto diversi libri, tra cui un libro intervista con Enrico Mentana “La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah” e “Fino a quando la mia stella brillerà”.