La Democrazia è partecipazione

I sondaggi sulla buona salute o sulla debilitazione delle formazioni politiche, ormai si fanno giornalmente. È come nel mercato azionario: ogni dì c’è una quotazione che ti fa capire che gradimento ha un titolo rispetto ad un'altro. Ma mentre dietro ogni azione in borsa, c’è un acquirente o un venditore che razionalmente, secondo i propri convincimenti rischia comprando nuovi titoli ritenendoli in prospettiva redditizi, o li molla ritenendoli non appetibili nel mercato. I sondaggi politici fatti giornalmente, danno l’impressione di voler essere essi stessi il trampolino per spingere l’opinione pubblica a preferire ora questo ed ora quello, con il risultato finale di stimolare una volubilità di opinione molto accentuata. Si dirà che la modernità apporta dei cambiamenti anche nelle dinamiche che portano alla formazione delle convinzioni politiche; e può essere anche vero. Ma ciò che si nota a vista d'occhio, che questi sistemi senza un concreto coinvolgimento, certamente non contribuiscono a responsabilizzare ne gli elettori ne gli eletti alla gestione della cosa pubblica, e ad evolvere la Democrazia. Infatti oggigiorno, in Italia, il rapporto della politica con i cittadini, si tiene attraverso i talk show, e i social. L’unica occasione per incontrare gli elettori, non virtualmente, sono i comizi in piazza. Ma la Democrazia – diceva Gaber –  è partecipazione.  Nel senso che la Democrazia si alimenta dalla responsabilizzazione dei cittadini, che più che chiamarli a fare il tifo per i partiti,  devono essere coinvolti da questi in seminari, corsi di formazione, corresponsabilizzati nella gestione delle attività di sussidiarietà etc. Quello che avviene oggi alimenta solo instabilità politica e 'masanielli' di turno.