Chi ha trovato Dio in spiaggia

C’è sempre qualche paura. Le immagini cruente dei vari attentati – compiuti anche sulla spiaggia – rimangono nel cuore. Ma il sole, il bel tempo, la natura sono come prima, cioè come nei tempi tranquilli. Il bisogno della pace è originario e più forte delle paure. La bellezza del paesaggio e, soprattutto la magia del mare, bastano per offrire qualche speranza.

La spiaggia apre a una comunità di persone ugualmente disarmate nei confronti con il ritmo normale (cioè pazzesco) del mondo. Una comunità di persone liberate, fermate, uscite dalle ossessioni istituzionali e pure sociali. Ognuno sembra tornare allo stato primordiale di innocenza naturale. Ognuno cerca di entrare, almeno parzialmente, nello spazio puro del benessere offerto dalla natura stessa.

Si, c’è sempre tanto commercio attorno. Anche la spiaggia pian piano entra in questo cerchio commerciale. Però l’essenza di stare là rimane la stessa: un po’ poetica, un po’paradisiaca.

Così, tanto avvicinati alla nostra condizione naturale primitiva (con il minimo del codice sociale dei vestiti) riveliamo noi stessi, spesso con una sincerità… terrificante: le pance di varie forme e dimensioni, le gambe di varia agilità, i petti eroici o ridicoli, i seni seducenti o presuntuosi. Ecco la vera sinfonia dei corpi umani!

Ma la spiaggia è anche un tempio (senza pareti) di vicinanza ed amore: alla fine i genitori hanno tempo per i loro bambini e giocano con loro come mai prima; i fratelli e sorelle esplodono dalla gioia “inseguendo” acqua e sabbia; degli innamorati non serve dire niente: tutti vediamo, sappiamo e probabilmente ricordiamo (o sogniamo) con tanta nostalgia.

Tuttavia, nella sua essenza più profonda la spiaggia ci insegna a godere di piena libertà, dimenticando – almeno per qualche giorno – i problemi con cui viviamo. Sdraiati sulla sabbia, coccolati dal sole e vento ed accompagnati dal ritmo della onde semplicemente “siamo”, viviamo al fondo il momento presente, con un puro disinteresse. La parola vacanza proviene proprio da questa azione di fare niente per vivere veramente.

Ecco, la vita dei monaci non è nient’altro che vacare Dio – dedicarsi totalmente a Dio, fare tutto solo per Lui. Davvero una buona lezione, tanto necessaria nei nostri tempi.
Così la spiaggia paradossalmente può insegnarci di pregare: proprio stare in sole, presi dalla bellezza del momento, senza nessuna preoccupazione. Non è forse questa una preghiera della presenza sentita e goduta del buon Dio che nonostante le vicende sul mondo ci offre sempre questi bei momenti d’estate?

E se ci ricordiamo la forza simbolica del sole, l’esperienza della spiaggia può acquisire uno spessore teologico. Una volta Gesù, parlando a Santa Gertrude, paragonò l’infusione della sua divinità nell’anima di Gertrude a raggi solari capaci di attraversare il corpo e raggiungere l’anima, per preparala a una comunione ancor più intima con Cristo.
Dio sta ovunque è intorno a noi. Forse, durante questo periodo di riposo in spiaggia, possiamo finalmente trovarlo.