NIGERIA, L’ORRORE DI BOKO HARAM NEI RACCONTI DELLE DONNE LIBERATE

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Sono circa 700 le donne tratte in salvo dall’esercito nigeriano nell’operazione contro i jihadisti di Boko Haram. Alcune di loro hanno cominciato a raccontare le violenze, la fame, le privazioni e le minacce subite durante la lunga prigionia tra gli uomini del Califfato Nero a nord-est del Paese. Tra loro anche molti bambini che erano stati sequestrati insieme alle loro mamme.

“Sono tutte traumatizzate – ha detto un operatore del campo sfollati allestito a Adamawa – sono affamate e malate. Una donna mi ha raccontato di essere stata rapita nel mercato dove lavorava insieme al marito. Li hanno portati nella foresta e hanno ucciso l’uomo, poi le hanno detto che l’avrebbero data in sposa al loro capo”. Molte altre donne hanno confermato come il gruppo di estremisti islamici obbligasse le prigioniere ai matrimoni forzati con membri di Boko Haram e qualora si fossero ribellate, sarebbero state vendute come schiave.

Binta Abdullahi di 18 anni, è stata rapita più di un anno fa nel suo villaggio vicino a Madagali, a nord di Adamawa. La giovane ha raccontato di essere stata portata in due diversi campi di reclusione. Le sorelle sono riuscite a fuggire, ma lei ha preferito rimanere a prendersi cura di due bambini rimasti senza mamma: “Non potevo abbandonarli” ha spiegato.

Delle quasi 700 donne liberate, oltre 200 sono in stato di gravidanza, una testimonianza di come questi mesi di schiavitù siano stati anche giorni di violenza e abuso. “Hanno subito così tanto da quando sono state sequestrate o rapite che ci vorrà molto impegno per offrire loro il sostegno psico-sociale di cui hanno bisogno per un reinserimento nella loro vita precedente” ha commentato Babatunde Osotimehin, direttore esecutivo dell’Unfpa che si trova in Nigeria per definire l’intervento dell’Onu a favore di queste persone.