Fede, cultura e tecnologia

parrocchia

La fede cristiana nella Resurrezione è ben diversa dalla semplice dottrina dell’immortalità dell’anima. Essa infatti contiene la speranza nel trionfo definitivo sulla morte del mondo tanto spirituale quanto corporeo.
Nel clima dei nostri tempi, quando la sempre più accelerata innovazione tecnologica e la mutazione rivoluzionaria nei modi di vivere, di sentire e di pensare precipitano le nuove generazioni in un mondo che non sembra avere più alcun legame con quello che è stato il nostro, chi ha un po’ di sensibilità, non può umanamente non sentire la tragica caducità di tutte le cose. Sarà allora proprio la speranza nella Resurrezione a suggerirci che, per quanto molti celebrino trionfalmente le esequie del passato, la vita non può realmente morire e infine trionferà sulla distruzione. Infatti la resurrezione di Cristo diffonde la sua luce immortale su tutta la realtà creata e fa presentire che ogni cosa buona e valevole porta in sé il germe dell’eternità.

E, paradossalmente, sono proprio le più recenti innovazioni tecnologiche a risvegliare in noi questa speranza. Fino a non molti anni fa un immenso patrimonio di cultura e di arte era accessibile soltanto a gruppi ristretti, e spesso con difficoltà. Ora è possibile accedere in rete a un repertorio illimitato di poesia, di letteratura di ogni genere, di oggetti d’arte, di musica strumentale e vocale, come anche di testi e materiali di istruzione per qualsiasi arte o disciplina – e questa possibilità è estesa a tutti e spesso a costo zero. Cosicché assistiamo ad uno spettacolo mai visto: un mondo immenso, di incomparabile ricchezza, che era stato dichiarato defunto per sempre dalla scienza moderna, proprio grazie alla tecnologia ritorna in vita a beneficio di folle mai prima raggiunte, così da mostrare a tutti il germe di intramontabile eternità che racchiudeva il segreto della sua bellezza.

Come già i barbari del tempo delle invasioni, pur distruggendo ogni cosa sul loro passaggio, finirono per essere conquistati dalle vestigia, ancora gloriose, della civiltà romana, possiamo ben sperare che i nuovi vandali, pur irridendo e disprezzando il “mondo di ieri”, non potranno infine sottrarsi al fascino che da esso promana.

Ma tanta ricchezza, messa con impensabile disponibilità a portata di mano di tutti, rischia di rimanere, per troppi, inutilizzata. Sarebbe veramente colpevole per i responsabili della cultura, laici o religiosi, di destra o di sinistra, lasciar cadere una così incredibile opportunità e non approfittarne per avvicinare con prudenza e saggezza la gioventù alle fonti di quella “humanitas” che, come è stata per secoli la scuola di vita e di pensiero di élite più o meno ristrette, potrebbe oggi esserlo per classi molto più vaste.

Se il dilagante conformismo verso quello che viene spesso definito il “politically correct” getta un’ombra di pessimismo sulla volontà di approfittare di un mezzo così provvidenziale per il bene della gioventù e della società, la meravigliosa solennità della Pasqua di risurrezione, che oggi celebriamo, ci ridà fiducia e speranza che, come Cristo è risorto dai morti nonostante l’odio implacabile dei suoi avversari, così anche quanto c’è di bello, di vero, di indimenticabile nell’esperienza storica dell’umanità possa essere da lui riscattato, nonostante la cattiva volontà dei più, e ritornare ad una vita rinnovata fin da questi nostri giorni mortali.