Internet e la droga: un binomio ad alto rischio. Lontano dalle strade e dai capillari controlli delle forze dell’ordine, fra i meandri della rete, il narcotraffico mette a segno gli affari migliori. L’allarme è contenuto nella Relazione Annuale 2014 curata dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga, diretta dal generale Sabino Cavaliere. “E` quanto mai necessario – sottolinea il documento – un controllo attento da parte delle famiglie, della scuola, delle associazioni sull’impiego idoneo di questa preziosa risorsa, che si presta facilmente ad un uso illegale. Non si contano, infatti, i siti residenti all’estero che mascherano la commercializzazione di sostanze potenzialmente nocive con richiami a prodotti ritenuti di uso comune”. Il web è sempre più un inferno virtuale, difficile da regolamentare, quasi impossibile da monitorare in toto. E nei tanti angoli bui di questo mondo sommerso pusher e clienti entrano facilmente in contatto, attraverso canali spesso imperscrutabili che li rendono invisibili. A facilitare il tutto c’è il ricorso alla valuta virtuale: carte di credito prepagate o i controversi bit coin. Uno schiaffo ai controlli.
Modalità di pagamento evanescenti, che assicurano l’anonimato. In queste zone d’ombra non sempre le guardie riescono ad acchiappare i ladri, i quali proseguono indisturbati i loro affari. Per arginare il fenomeno la polizia chiede uno sforzo collettivo. Non basta avere a disposizione strumenti di controllo sempre più sofisticati, per vincere la battaglia contro il commercio online degli stupefacenti occorre “un coinvolgimento della società civile a tutti i livelli. E` necessaria una crescita della consapevolezza circa la minaccia che colpisce specie le fasce giovanili che, tra l’altro erroneamente, ritengono non così pericolose le droghe di origine sintetica”. Che invece sballano e uccidono, non solo i cosiddetti “soggetti a rischio” ma anche ragazzi normali. Basta un dosaggio sbagliato, un nanogrammo in più o in meno di una sostanza e un bicchiere di troppo per mietere una vita.
E mentre il web diventa il nuovo terreno di scontro fra legalità e crimine nel mondo reale la guerra non è ancora vinta. Basta leggersi i numeri dei sequestri per capirlo. Nel 2014 sono stati sottratti alla malavita 152 tonnellate di droghe e 29.474 persone sono finite in manette. In 2.776 appartenevano ad associazioni a delinquere o di stampo mafioso, quindi ai grandi cartelli che commerciano e spacciano nelle nostre città e usano l’Italia come crocevia “del narcotraffico internazionale”. Specialmente per quanto riguarda le rotte marittime, i cui approdi registrano ben il 98,83% del totale di stupefacenti sequestrati alle frontiere con un incremento del 3% rispetto al 2013. A crescere sono stati soprattutto i sequestri di hashish (+211,29%), marijuana (+15.93%), eroina (+5,30%) e droghe sintetiche in dosi (+23,99%). Scendono, invece, quelli di cocaina (-21,90%), narcotici sintetici in polvere (-56,32%), Lsd (-21,21%) e piantine di cannabis (-86,41%).
Circa un terzo dei responsabili degli illeciti traffici che alimentano il mercato interno della droga “è rappresentato da compagini criminali estere – si legge ancora nel rapporto – spesso joint venture con i sodalizi italiani per meglio rispondere alle particolari esigenze del narcotraffico”. Oltre la metà dei 10.585 stranieri denunciati nel 2014 per violazione della normativa in materia di stupefacenti è ancora concentrata prevalentemente nelle regioni del nord e nel Lazio. Le etnie estere maggiormente coinvolte sono quelle provenienti dal Marocco, dall’Albania, dalla Tunisia e dalla Nigeria. Persone molte volte sfruttate e schiavizzate dalla mala per portare ai nostri figli tutta roba che fa “male”. E quasi sempre uccide.
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