Vangelo del giorno

“Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”

«Una donna, di nome Marta, lo ospitò» «Mulĭer quaedam Martha nomĭne excēpit illum»

Martedì 6 ottobre – XXVI settimana del tempo ordinario – Lc 10, 38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servi-re? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Il commento di Massimiliano Zupi

Gesù è viandante: è in cammino, in cerca dell’uomo. L’incontro tra i due avviene nella forma dell’ospitalità: l’uno è accolto dall’altro, trova casa nell’altro. In questo senso, l’umanità è simbolicamente rappresentata dalla figura femminile. Già anatomicamente la donna è fatta per accogliere in sé, per ricevere.

La sua connotazione psicologica poi, nella Bibbia, è la mitezza, la docilità, la dolcezza (1 Pt 3,3-4). Nella passività, nella debolezza, è la sua forza (Is 30,15): proprio lei, infatti, e non il maschio, è capace di accogliere e generare vita in sé. L’accoglienza è la via per la generazione della vita, atto eminentemente divino.

Marta però poi non è capace di ospitare veramente. Il suo atteggiamento è piuttosto maschile: si dà molto da fare, anziché stare; è inquieta, anziché mite; prende la parola, anziché tacere. Maria è la vera ospite: tutto-ascolto, tutta-ricezione, tutta-accoglienza. Come Maria di Nàzaret (Lc 1,38), si lascia fecondare da Dio ascoltando Gesù.

E in Gesù impara ad accogliere ogni uomo: diventa l’albergatore della parabola del buon samaritano (Lc 10, 35). Impara ad amare. Dio si fa bambino, perché impariamo ad accudirci e custodirci. Dio muore sulla croce, perché impariamo a fasciarci e profumarci (Gv 19,40). Dio si fa pane, perché impariamo ad aprire le mani per ricevere e donare.

Massimiliano Zupi

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