«Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo» «Et factum est cum intrāret in domum cuiusdam princĭpis pharisaeōrum sabbăto manducāre panem, et ipsi observābant eum»
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano ad osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisia. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «E’ lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: “Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole.
È sabato: il giorno consacrato al riposo, alla gioia della relazione d’amore con Dio e con gli uomini. È l’ora del pranzo: è il banchetto della festa, in cui si sta gli uni accanto agli altri, sdraiati, e si vive gli uni della vicinanza degli altri. Gesù entra nella casa di uno dei capi dei farisei di sabato per pranzare: il tempo è compiuto e vuole inaugurare anche con loro l’economia del regno dei cieli, vuole estendere anche a loro l’invito già rivolto ed accolto da malati e peccatori, a partire dal primo indemoniato liberato (Lc 4,35) fino all’ultima donna inferma guarita in giorno di sabato (Lc 13,13). Ma i farisei, anziché accettare e sedere, restano fuori, ad osservarlo.
Ed ecco che davanti a Gesù compare un uomo malato di idropisia: è una malattia il cui sintomo è una gran sete, che qualunque bevanda, anziché spegnere, aumenta gonfiando l’idropico. Il malato è evidentemente immagine e specchio dei farisei: essi sono assetati di vita, di Dio, ma nessuna bevanda, nessuna loro pratica, nessuna loro pietà, li disseta; al contrario, diventano sempre più gonfi: di rabbia, di invidia, di livore. Gesù prende la mano dell’idropico e lo guarisce: e i farisei, si lasceranno toccare e guarire? E noi?
Sulla croce Gesù aprirà le sue braccia, stenderà le sue mani, per arrivare a toccare tutti; si lascerà trafiggere, affinché anche noi veniamo trafitti dal suo amore (At 2,37); chiuderà le sue labbra, perché noi apriamo le nostre ed invochiamo finalmente la sua misericordia (Sal 51/50,17).
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