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Una stella “aliena” ha invaso il sistema solare

Una stella che “invade” il nostro sistema solare e che passa così vicina al nostro pianeta tanto da rimanere ammirati per il suo intenso bagliore. In realtà è già accaduto, 70.000 anni fa e la sua luce potrebbe essere stata vista dai Neanderthal e dai nostri antenati. La scoperta è stata fatta dall’astronomo Eric Mamajek e dal suo gruppo dell’università di Rochester e pubblicata sulla rivista Astrophysical Journal Letters. Secondo i dati rilevati, si ipotizza che la stella sia passata a circa un anno luce dal Sole, cioè ad una distanza cinque volte inferiore a quella di Proxima Centauri, la stella a noi più vicina.

In realtà si tratta di un sistema binario chiamato stella di Scholz ed è costituito da una nana rossa che ha una massa circa l’8% di quella del sole, e da una nana bruna, ossia una stella mai completamente formata, perché le sue dimensioni sono troppo piccole per sostenere le reazioni termonucleari che la farebbero esplodere. Questo sistema, che attualmente si trova a 19,6 anni luce dal Sole, è stato scoperto dalla missione della Nasa Wise (Wide.field Infrared Survey Explorer).

Dalle immagini che i ricercatori hanno ricevuto sembra che le due stelle si stiano allontanando dal Sole e così hanno deciso di ricostruirne la traiettoria facendo l’eccezionale scoperta. È infatti la prima volta che si registra il passaggio di un corpo celeste così vicino, inoltre per gli astrofisici fenomeni di stelle “aliene” che entrano nel nostro sistema solare dovrebbe accadere solo una volta ogni 9 milioni di anni.

“La stella di Scholz – spiega Mamajek – è un oggetto debole e ha avuto un impatto trascurabile sulla nube di Oort. Anche se avesse spedito comete all’interno del Sistema Solare, queste non arriverebbero se non fra migliaia di anni. Tuttavia stelle più massicce che sono penetrate nella nube di Oort in un lontano passato potrebbero aver innescato importanti bombardamenti di comete verso i pianeti e portato ad alcuni degli eventi di estinzione di massa sulla Terra”.

Manuela Petrini

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Manuela Petrini
Tags: nasa

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