All'inferno e ritorno. E' stato questo il percorso della Roma di Eusebio Di Francesco, al debutto stagionale all'Olimpico contro un'Atalanta che, pur imbastita di seconde linee, fa quasi paura per gioco, schemi e soluzioni. Il posticipo che chiude la seconda giornata di Serie A finisce con uno spettacolare 3-3, con le due squadre che si spartiscono le due frazioni dando vita a un match d'altri tempi, tutto cuore e folate offensive. Ad aprire i giochi ci pensa l'uomo più atteso, Javier Pastore, con un colpo di tacco magico che illude i giallorossi su una serata che, da quel momento, diventa un incubo: la Dea va a segno con Castagne e due volte con Rigoni, chiudendo la prima frazione sul 3-1. Nella ripresa sono invece i giallorossi ad avere un'altra marcia: accorciano subito con Florenzi e pareggiano i conti con Manolas, riacciuffando una partita che sembrava persa.
Con la ferita dell'addio di Strootman ancora aperta, la Roma prova a voltare pagina contro l'Atalanta, vera e propria bestia nera casalinga per i giallorossi. Con l'olandese già a Marsiglia, Di Francesco sceglie Cristante e Pellegrini nel ruolo di mezzala, affidando a Pastore il ruolo di esterno sinistro. Gasperini pensa al ritorno dei preliminari di Europa League con il Copenaghen invece, e lascia fuori gente come Gomez, De Roon, Hateboer, Barrow e Freuler, concedendo fiducia a Rigoni e Zapata in avanti. Il primo a ripagare la fiducia del proprio tecnico è però El Flaco che, dopo 120'', gira in porta con un tacco magistrale il traversone di Under dalla destra. Gol-lampo per una Roma che, però, sostanzialmente finisce lì: l'Atalanta non si scompone, produce gioco costante e, nonostante le molte seconde linee, manda in crisi la retroguardia giallorossa, molle e costantemente in ritardo sugli avversari, decisamente più in forma. Particolarmente ispirato Duvan Zapata che, al 19', si libera sulla destra e centra il palo con un tiro formidabile, con palla che ritorna in campo proprio sul piede di Castagne, puntuale nel siglare l'1-1. Un'ulteriore mazzata per la Roma che, da lì, non si riprende più: al 22' Manolas si addormenta sul pressingi d Zapata che, in versione Weah, ruba palla al greco e galoppa verso Olsen, scaricando poi al centro dell'area piccola per l'accorrente Rigoni che, freddissimo, buca lo svedese per il sorpasso. Roma totalmente in bambola, centrocampo scomparso e apoteosi orobica con il tris dello stesso Rigoni, con un mancino violento che buca il numero 1 romanista sul primo palo.
I fischi ricevuti convincono Di Francesco a un cambio radicale: fuori Cristante e Pellegrini, letteralmente travolti dagli eventi, dentro Kluivert e Nzonzi. Roma col 4-2-3-1 con Pastore nel ruolo di trequartista, e la differenza si vede subito: il Flaco si muove benissimo, partecipa, ispira ecrea superiorità in mezzo al campo, con il francese che mette muscoli e centimetri a centrocampo. A suonare la carica ci pensa Florenzi che, dopo aver scambiato con Dzeko, si infila a tutta velocità nella difesa atalantina, scaricando in rete un mancino violentissimo che batte Gollini. E' una Roma del tutto diversa quella che sfiora il gol con Under (parata di Gollini) e Pastore (mancino alto), prima di risolvere con Manolas la mischia che vale il 3-3. Nel finale non c'è più traccia di schemi, squadre lunghissime e azioni da calcetto: Schick, subentrato a Florenzi, sfiora prima il gol (miracolo di Gollini) e poi lo sventa anticipando Palomino; poi è ancora il ceco a ispirare, quasi sul gong, il contropiede di Kluivert che, a tu per tu con l'estremo difensore nerazzurro, attende troppo e permette a Castagne un recupero che vale oro. Un tempo per parte e pareggio-spettacolo. Giusto così.
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