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Milan, Ibrahimovic è tornato

Adesso è ufficiale. Il tira e molla sul futuro di Zlatan Ibrahimovic finisce come era iniziato, ovvero con il Milan protagonista. L'attaccante svedese lascia gli Stati Uniti per far ritorno a Milano, in una squadra che non vince lo scudetto da nove anni e che non ha convinto praticamente più dopo il suo addio. A risollevarne le sorti, alla bella età di 38 anni, ci proverà proprio il campione che più di tutti ha lasciato il segno nella storia recente di Milanello, l'unico davvero in grado di raccogliere l'eredità dei grandissimi campioni del passato. Basti pensare che, alla fine del biennio di Ibra, dai rossoneri se ne andarono gente come Inzaghi, Gattuso, Zambrotta, Nesta e Seedorf, tutti artefici dell'ultimo grande Milan. Di quei giocatori lì, oggi come oggi, a Milano – sponda rossonera – non ce n'è nemmeno l'ombra. Per questo la dirigenza ha deciso di affidare a Ibrahimovic il ruolo di trascinatore, con il compito di far da chioccia ai nuovi colpi in attacco (Leao su tutti ma anche Piatek) e riaggregare attorno a un uomo-simbolo il residuo di orgoglio rimasto ai rossoneri dopo il tracollo dell'ultimo turno di campionato contro l'Atalanta.

La nuova sfida

Se ne andò con la voglia di restare Ibra, lo ha ammesso lui stesso, prima di fare le fortune del Paris-Saint Germain, lasciando in eredità a Parigi qualcosa come 156 gol in 180 partite, addirittura 113 nella sola Ligue 1. Poi l'esperienza prolifica ma non troppo entusiasmante al Manchester United e il biennio ai Galaxy di Los Angeles, condito da tanti gol ma anche da atteggiamenti da star che non hanno incontrato il gradimento di un pubblico comunque abituato ai campioni (dagli inglesi Gerrard, Beckham e Lampard fino a Pirlo ed Henry). Anche lì, in quel di Los Angeles, valanghe di reti per l'ex Malmo, Ajax, Juventus, Inter, Barça, Psg e United, in rigoroso ordine di appartenenza. Mancherebbe il Milan ma quello, a quanto pare, è un capitolo ancora aperto. Da capire se i due anni Oltreoceano siano stati da stimolo per il fuoriclasse svedese che, dopo sette anni, tornerà a fare i conti con un campionato italiano piuttosto diverso da quello che aveva lasciato. Niente che possa spaventare uno come Ibra comunque.

DM

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