Farà un certo effetto vedere la Moto Gp senza Jorge Lorenzo. Perché uno come lui ci vuole sempre in una competizione come il Motomondiale: un pilota che non le manda a dire e che non risparmia di darle in pista, che non badava tanto ai calcoli quanto al sentire sua la moto che guidava. Quello che gli serviva più di tutto, essere tutt'uno con le due ruote sotto di lui, far sì che si adattassero al suo modo di guidare. Queste sensazioni ha detto di non averle più, nel guidare la Honda (con cui il feeling non è mai sbocciato) ma, più in generale, nel portare le moto in pista. A dare il colpo di grazia all'ex campione del mondo sono state le due brutte cadute di Montmelò e Assen, in particolare quest'ultima, il giro di boa definitivo, il momento in cui ha capito una volta per tutte che qualcosa non andava più: “Tutti voi sapete le conseguenze di questi incidenti. E quando sono caduto, ho pensato se ne valesse ancora la pena continuare a soffrire, e che forse era meglio smettere. La verità è che, dopo Assen, non volevo prendere decisioni affrettate ma la salita è stata così ripida che non ho più trovato motivazioni per scalarla”. L'ora che del ritiro, che nessun atleta vorrebbe che arrivasse, ha deciso di scegliersela liberamente.
Trentandue anni, nemmno tanti per uno sport come le corse motociclistiche, considerando che Valentino Rossi corre ancora a quasi 41, che Capirossi smise a 38 e Biaggi ha continuato a correre in Superbike fino a 44. Non è chiaro cosa farà Lorenzo da grande ma, certamente, senza stimoli non valeva la pena di continuare, soprattutto per uno come lui, abituato a correre per vincere, contro gli altri e contro sé stesso. Prima regola per l'etica di un professionista: migliorarsi, crescere umanamente e professionalmente, sempre. E allora, in questo percorso, i momenti davvero belli sono pochi a confronto dei sacrifici fatti. Jorge ne sceglie quattro: “Valencia nel 2006 (anno del suo primo successo nel Motomondiale e dove chiuderà la carriera, ndr), il primo titolo Mondiale in MotoGP, l'Asia nel 2013 che dimostra come la mente possa spingere il corpo. Poi il mio ultimo titolo a Valencia nel 2015”. Di belle gare, però, Lorenzo ne ha fatte vedere tante: memorabili i duelli con Rossi, con Pedrosa e anche con Marquez, fermato solo da lui da quando è in Moto Gp. E anche di queste rivalità Lorenzo si è detto felice: “Sono riuscito a correre con piloti incredibili e a ottenere tutto quello che ho ottenuto. Mi sono sempre sentito molto grato”. I titoli parlano per lui: cinque i mondiali in bacheca (tre nella classe regina). Sufficienti a uscire dalla porta principale, con l'encomio di aver saputo scegliere da sé il momento per dire basta, così come ha saputo scegliere quello per affrontare nuove sfide.
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