San Severino del Norico, Abate e missionario Oriente, 410 ca.-Favianis (Austria), 8/01/482. Diventa monaco in Asia Minore. Per un’ispirazione soprannaturale si reca nel Norico e nella Pannonia, le terre bagnate dal Danubio (attuale Austria e parte della Jugoslavia e dell’Ungheria). E’ il periodo delle invasioni barbariche. Si rende conto che giovani popolazioni barbariche emergenti avrebbero potuto corroborare la società romana, ormai in inarrestabile decadenza.
• Per circa trent’anni, oltre a diffondere la fede eristiana, assiste la popolazione nei bisogni esistenziali (approvvigionamento alimentare, vestiario, liberazione di prigionieri e di ostaggi). Costruisce vari monasteri (di cui il più importante sul Danubio, vicino Vienna) in luoghi protetti dalle scorribande dei barbari allora molto frequenti. Impone anche tasse per il tamento dei bisognosi.
• Tanta la sua autorevolezza che, anche da località lontane, i potenti del tempo si recano da lui per ricevere consigli.
• Con carità e carisma, anche senza convertirli, riesce ad addolcire i costumi dei barbari soprattutto dei loro capi Gibuldo, re degli Alemanni e Flacciteo, re dei Rugi). Il re degli Eruli, Odoacre, prima di invadere l’Italia va a fargli visita nel monastero: Severino lo esorta a rispettare la civiltà romana e cristiana. In un’altra occasione, sempre con le sue parole autorevoli riesce a fermare un capo barbaro che sta seminando distruzione e morte lungo il Danubio.
Riesce mirabilmente ad armonizzare una vita eremitica e contemplativa con una straordinaria vita apostolica e missionaria. E’ il primo apostolo dell’Austria. Sebbene in alcune località lo vogliano vescovo, rifiuta per fare una vita di predicatore itinerante, a solitudine e penitenza. Riesce a mitigare le pene dei prigionieri. Impronta la sua vita alla più rigorosa penitenza. Educa spiritualmente i suoi discepoli, soprattutto con l’esempio della s santità.
Muore in un monastero vicino a Vienna, in una piccola cella isolata tra i vigneti. Predice ai suoi discepoli che sarebbero stati costretti a lasciare la regione e chiede loro di portare. con sé le sue ossa. Sei anni dopo la morte, i suoi monaci fuggono a causa delle invasioni barte riche ei suoi resti mortali vengono portati a Lucullana, vicino Napoli. Le sue spoglie sono ogn venerate a Napoli, nella basilica dei Santi Severino e Sosso. E’ canonizzato nel 2000.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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