Sante Seconda e Rufina, martiri, Roma 260. Sorelle romane, figlie di un certo Asterio, sono entrambe promesse in matrimonio: Seconda a Verinus, Rufina ad Armentarius, anche loro di fede cristiana. Le due sorelle decidono di fare il voto di verginità nel momento in cui i rispettivi fidanzati, per paura del martirio, abiurano la fede cristiana.
Vengono denunciate come cristiane al prefetto Giunio Donato che, non riuscendo a convincerle a fare sacrifici agli dei pagani, le condanna al martirio nel 260. Condotte sulla via Aurelia, a dodici miglia da Roma, in una foresta chiamata “Silva Nigra” (Foresta Nera), Seconda viene uccisa a colpi di bastone, mentre Rufina mediante decapitazione. Plautilla, matrona romana, le seppellisce nel luogo del martirio, poi chiamato “Silva Candida” (Foresta Candida), e si converte alla fede cristiana. I resti mortali delle due sorelle martiri sono venerati dal 1153 nel Battistero Lateranense di Roma.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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