Salute e Benessere

Diabete, Costa: “Numeri impressionanti, prevedere una campagna straordinaria di screening”

In Italia, “l’Istat ci dice che negli ultimi 20 anni le persone con diabete sono aumentate di circa il 60 per cento, passando dal 3,8 per cento della popolazione al 5,8 per cento, cioè oltre 3 milioni e mezzo di persone. Un numero impressionante al quale dovremmo poter aggiungere circa 1 milione di persone che hanno la malattia ma ancora non ne hanno consapevolezza. Se c’è un esempio di sfida alle cronicità, il diabete ci chiama all’appello”.

Lo scrive in un messaggio in occasione del convegno “La persona con diabete e la sfida della gestione della cronicità: dalla medicina territoriale alla sanità digitale” organizzato in Senato, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Il messaggio di Costa all’Associazione Italiana Diabeteci

“Credo che l’Associazione Italiana Diabeteci (FAND) – aggiunge Costa – stia facendo un lavoro al quale prestare molta attenzione. Mettere intorno al tavolo società scientifiche, specialisti, medici di medicina generale, pazienti e decisori è la strada. Attendiamo con curiosità e valuteremo con attenzione il documento di Consenso che il tavolo elaborerà, consapevoli che dobbiamo rafforzare il rapporto Ospedale-territorio, rivedendo se è il caso i percorsi terapeutici”.

“Troppo spesso il diabete viene scoperto per caso, in seguito a un evento acuto, quando il paziente ha bisogno del ricovero. Non è pensabile avere ancora statistiche che ci dicono che il paziente diabetico ‘si perda’, ossia finisca per dimenticare la patologia, continuando a ignorarla così come aveva fatto inconsapevolmente in precedenza, ma purtroppo scompensandosi ulteriormente. E’ necessario prevedere una campagna straordinaria di screening da cui emerga un sommerso da un milione di cittadini inconsapevoli”.

La figura del medico di medicina generale, anche nella diagnosi precoce – conclude Costa – deve avere una centralità perché nessuno meglio di lui conosce il paziente, i fattori di rischio a cui è esposto, il rispetto dei controlli periodici e l’adozione di stili di vita che possano favorire un buon compenso della malattia.Considero l’educazione e la prevenzione fondamentali”.

“Bisogna partire dalle scuole, dall’educazione alimentare che, insieme all’attività fisica, è la prima forma di prevenzione. Credo che gli investimenti in innovazione e tecnologia previsti nel PNNR possano essere un aiuto determinante. Rinnovo dunque il mio impegno e attendo il documento di consenso dei pazienti, perché è a loro che deve essere rivolta la nostra azione. Trovo di grande significato che in vista del 14 novembre, Giornata Mondiale del Diabete, le Istituzioni si occupino di uno dei grandi temi che affrontiamo nella sfida alle cronicità”.

Diabetologi: “Cure innovative non ovunque e gap tra Regioni”

L’accesso a farmaci e device innovativi per la cura del diabete è ancora a macchia di leopardo sul territorio nazionale e, a 100 anni dalla scoperta dell’insulina, ancora molti farmaci e tecnologie restano fuori dalla portata di tante persone che ne avrebbero bisogno.

Il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) garantisce la fornitura di molti farmaci e device a titolo gratuito. Ma non tutti e soprattutto non a tutti nello stesso modo, per le differenze regionali. Ad evidenziarlo, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete del 14 Novembre, sono la Società Italiana di Diabetologia (SID) e l’Associazione Medici Diabetologi (AMD).

Differenze di cure che rappresentano quest’anno uno dei temi cruciali della Giornata, con lo slogan ‘L’accesso alle cure per il diabete: se non ora quando?’. “L’accesso alle cure – afferma Agostino Consoli, presidente SID – deve essere garantito a tutti i cittadini con diabete, in maniera quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale. Questo vuol dire che non è accettabile che vi siano venti e più servizi sanitari diversi in Italia, uno per ogni Regione”.

La missione 6 Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), si propone di affrontare tutti gli aspetti critici del SSN, a cominciare dal grande capitolo della cronicità. A questo proposito, sottolinea Consoli, “non dobbiamo farci confinare nelle previste Case della Salute, ma dobbiamo creare anche sul territorio delle forti unità di diabetologia che possono lavorare in rete e interagire con le Case di Comunità”.

“Non eravamo preparati alle conseguenze della pandemia di Covid-19 – sottolinea inoltre Graziano Di Cianni, presidente AMD -. Ma nel prossimo futuro, anche grazie alle risorse stanziate dal PNRR, sarà possibile intervenire concretamente per ridisegnare la diabetologia nel post-Covid, sulla base di alcuni principi fondamentali: prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca, competenze professionali e sostenibilità”. Anche secondo Angelo Avogaro, presidente eletto SID, l’auspicio è che in tutte le Regioni il cittadino diabetico possa essere seguito da un team diabetologico formato da specialisti e possa ricevere un counseling adeguato.

Milena Castigli

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